Dopo tutte le ricerche per la tenda siamo infine pronti per tentare il nostro primo trek in autonomia, trasportando la nostra tenda e abbastanza cibo per sopravvivere quattro giorni senza rifornimenti. Visto che per il momento non abbiamo acquistato un fornellino il menu è costituito da soli piatti freddi: pane, formaggio, uova sode, biscotti, frutta secca e cioccolata. Inutile dire che dopo qualche pasto avremo qualche bruciore di stomaco e semplicemente pensare a dell'acqua calda ci farà sognare. Lasciamo Karakol al mattino, perdiamo una buona mezzora per capire dove prendere la marshrutka 101 che ci avvicina alla vallata di Karakol che dovremo attraversare oggi. La camminata è lunga ma facile, il tempo stabile anche se un po' nuvoloso, il panorama simpatico ma niente di eccezionale. Nelle informazioni turistiche vantano tanto questa vallata probabilmente solo per far passare i turisti da qui e far pagare il ticket di ingresso all'area naturale. Il sentiero coincide con la strada che i locali usano per venire a fare picnic, e in effetti pagando un taxi o facendo autostop la camminata di oggi si potrebbe saltare a piè pari. Pazienza, ci va bene rimetterci in moto con dolcezza, dopo tutto abbiamo interrotto i trek nepalesi un mese e mezzo fa! A fine strada troviamo una distesa verde con un pannello che indica un'area di campeggio con alcune tende già installate, decidiamo di fermarci e chiediamo ai due ragazzi che sembrano occuparsi del posto che tipo di servizi offrono, se fanno da mangiare, quanto costerebbe dormire in una delle tende che affittano. Ci danno le informazioni richieste ma omettono volontariamente di dire che fanno pagare anche per aver il diritto di montare la tenda sul loro terreno, cosa estremamente rara in Kirghistan, dove la tradizione nomade fa sì che in montagna uno si possa installare più o meno ovunque. Sono le 4 del pomeriggio quando montiamo la tenda e si presentano a riscuotere tre ore dopo al calar del sole per evitare che abbiamo voglia di cambiare di posto. Quando protesto per la scorrettezza (non tanto per il danno economico che ammonta a soli 1,30€) diventano proprio antipatici spiegandomi che o pago o smammo da veri stronzetti. Come molte cose nella vita, un episodio antipatico può evolvere in qualcosa di positivo. Mélanie è una donna proveniente dal Quebec (Canada), ha anche lei montato la sua tenda sul terreno dei coglioncelli, ed è anche lei arrabbiata per la scorrettezza. Mi avvicino per discuterne con lei e facciamo conoscenza. Dopo qualche minuto arriva sul campo anche una famiglia giromondista di francesi con due bambini, che si guarda intorno per cercare dove installare la propria tenda, vado subito a informarli di come stanno le cose e scambiamo un bel po' prima che abbandonino la zona sistemandosi a poca distanza ma al di fuori del terreno degli idioti. Ecco come dei profili diversissimi di viaggiatori: la coppia, la famiglia e la viaggiatrice solitaria, che difficilmente avrebbero interagito in altri contesti, diventano un bel gruppo di amici che scoprono di avere un sacco di cose da raccontarsi. In più hanno tutti molta più esperienza di noi e sono meglio equipaggiati per quanto riguarda il campeggio. Scoprendo che non abbiamo un fornellino, Mélanie ci offre una tisana calda la sera; e il giorno dopo, quando scopriamo che il palo della struttura della nostra tenda si è spaccato (90€ l'abbiamo pagata ed è la prima utilizzazione!!) ci regala un mini-rotolo di ducktape per aggiustarlo, o almeno evitare che continui a rompersi. L’indomani partiamo tutti al proprio ritmo, la giornata di oggi ha pochi kilometri ma un dislivello di ben 1100 m per raggiungere il lago Ala Köl a circa 3500 m di altitudine. Il sentiero inizia in una foresta che diventa sempre più rarefatta cedendo gradualmente il posto a erbe in fiore, che diventano anch'esse più rare quando il terreno si fa più minerale e scivoloso. Passiamo di fronte a una cascata che scorre sotto uno strato di ghiaccio che si scioglie poco a poco. A poca distanza qualcosa di cicciotto si muove, è una marmotta! E più in là nel sentiero eccone altre! Se non le avessimo trovate in questa ultima tappa del viaggio la nostra ricerca avrebbe effettivamente portato male il suo nome, ma eccole qui, puntualissime! Proseguiamo la salita che si fa abbastanza estenuante fino a raggiungere il lago, dove troviamo uno spiazzo per la tenda dove qualcuno ha costruito un muretto di riparo dal vento, e con un masso quadrato che funge da sofà con ottima vista sul lago. Unica pecca, il terreno dello spiazzo benché piatto è nudo e durissimo, e la notte sarà abbastanza scomoda. Dopo aver installato la tenda siamo raggiunti dalla famiglia francese con cui chiacchieriamo un po' prima di andare a nanna. Il terzo giorno partiamo per la salita verso il passo, dei raggi di sole effimeri attraversano gli spiragli tra le nuvole, svelando il colore turchese del lago a macchia di leopardo. Il passo è molto bello, con una vista a 360° che dà sul lago intero e la vallata che ci attende. Stiamo relativamente poco tempo a causa del vento freddo e osservando la discesa verso la vallata, che inizia con una piccola sezione dove bisogna arrampicarsi per discenderne, e continua con una parte più ripida degna di una pista di sci, con un terreno rigorosamente instabile. Meglio affrontarla a caldo! Nei fatti abbiamo proprio la sensazione di scendere su degli sci, è più impressionante da vedere che a farsi, anche se le cosce sono belle contratte a fine discesa. Altyn Arashan, la tappa prevista per oggi, dista ancora più di 10 km e un dislivello di 1400m. Dopo qualche ora siamo ancora a 7 km di distanza e ho un bel cerchio alla testa probabilmente dovuto a un po' di disidratazione. Sulla carta c'è uno spiazzo adatto al campeggio a un km di distanza, ma l'abbiamo già passato e dobbiamo risalire per trovarlo! Il posto è proprio bello con un ruscello che scorre proprio affianco, e frequentato da mandrie di cavalli e mucche. Montiamo la tenda e così facendo tentiamo i nostri colleghi di trek, che ci raggiungono uno alla volta. Anche per la famiglia il passo è stato duro e accolgono volentieri l'idea di fermarsi. Mélanie invece oggi viene da dove ci siamo lasciati ieri, ossia ha fatto il percorso che noi abbiamo fatto in due giorni in uno solo! Seppur allenatissima è quindi molto contenta di fermarsi. Passiamo una bella serata tutti insieme. Il quarto giorno è leggerissimo, con soli 8 km in discesa in direzione di Altyn Arashan. Attraversiamo la bella vallata approfittando dei paesaggi in compagnia della famiglia mentre Mélanie ci precede. Pranziamo ad una yurta, accolti molto bene dalla famiglia. Il capofamiglia si presenta e proviamo a scambiare un po' in russo. Avanziamo i pochi km rimanenti fino ad Altyn Arashan, dove una guesthouse ci fa montare gratuitamente la tenda nel loro terreno se mangiamo qualcosa o usiamo la loro cabina coi bagni caldi. Pomeriggio relax… Il quinto e ultimo giorno ci attende la lunga e un po' noiosa ridiscesa fino al villaggio di Aksu, dove prendiamo un bus fino a Karakol. Arrivati ci separiamo alla ricerca di un hotel e ci ritroviamo per una bella cena saporita tutti assieme!