Piccola giornata di riposo a Kochkor, passata mangiando fragole e chiaccherando con dei ciclisti svizzeri, oltre che cercando uno shyrdak da acquistare per avere un bel souvenir (tappeto in feltro con motivi nomadi). Ora che abbiamo ricaricato un po' le batterie, siamo pronti per tentare l'ascesa al lago Kol Ukok l'indomani mattina. Mentre facciamo colazione, scopriamo che anche un gruppo di quattro ragazzi francesi (Guillaume, Yohann, Adrien e Vincent) ha lo stesso programma. Decidiamo quindi di far chiamare alla signora dell'hotel un taxi per farci portare all'inizio della camminata. L’escursione inizia con la risalita di una vallata niente di che, attaccati da tafani succhia sangue e costretti più volte a guadare dei corsi d'acqua togliendoci le scarpe. Al lago però siamo ripagati, con un bel pomeriggio propizio ad un bagno nell'acqua con una temperatura intorno ai 10°C. La serata continua a viziarci con un bel arcobaleno sul lago, e la notte stellata corona il tutto con tanto di stelle cadenti. Il giorno seguente facciamo un'altra escursione, diretti a un secondo lago di montagna più in alto, ma la fortuna è finita, e siamo sorpresi dalla pioggia mista a grandine sul ritorno. I francesi hanno una tenda da quattro, abbastanza grande da accogliere sei persone sedute per un gioco a carte. È così che otteniamo un riparo in cambio di un tè caldo, visto che loro sono sprovvisti di fornellino da campeggio. Giochiamo ad un gioco di nome “presidente", un'eccellente metafora del determinismo sociale: chi arriva prima vince il titolo di presidente mentre l'ultimo guadagna il soprannome di buco di culo. Al turno seguente il presidente ha diritto alle due migliori carte del buco di culo, che in cambio ottiene le due peggiori che il presidente aveva pescato. Dopo aver avuto la fortuna di vincere la prima partita, il presidente ha molte più chances di avere una buona posizione anche nella seconda, mentre per il buco di culo vale esattamente l'opposto. Inizio con Jade una lotta tra poveri per sfuggire allo sfortunato epiteto. Il terzo giorno si rientra, una lunghissima camminata sotto un sole cocente. Nessuno di noi ci ha pensato a tempo debito, ma effettivamente non abbiamo organizzato il taxi di ritorno. Appena arriviamo nella zona dove c'è campo, proviamo senza successo a ricontattare la signora dell'hotel per mandarci un taxi, ma non otteniamo nessuna risposta. Oltrepassiamo il luogo dove il taxi ci aveva lasciato, spingendoci fino alle prime case. Qui inizio un porta a porta per trovare qualcuno che conosca un autista volenteroso. Già alla seconda casa mi confermano dopo aver alzato la cornetta che qualcuno sta arrivando. Si presenta un tipo in una macchina da cinque posti, il fatto di essere in sette in totale non lo preoccupa minimamente, tant'è che passa pure dal centro di Kochkor, fortuna che non ci ferma la polizia. Rientriamo in città accompagnati dalle imprecazioni di Guillaume che si lamenta del culo appuntito di Adrien che gli siede sopra. Dopo una doccia doverosa, andiamo tutti insieme a cena festeggiando con qualche birra. Questa era l'ultima notte a Kochkor per noi, siamo diretti a Naryn mentre i ragazzi vanno a Bokonbaevo e Karakol. Salutiamo la signora Mira che si è sempre mostrata molto affettuosa nei nostri confronti, e visto che è una grande fan dei mandala di Jade, prima di andare gliene regala uno coloratissimo.