Dopo una notte a Kochkor, prendiamo un bus verso Kyzart, dove incontreremo la nostra guida e inizieremo il giro a cavallo. Lungo la strada osserviamo tipici campi nomadi costituiti da yurte e carovane con i loro cavalli e mucche che gironzolano intorno. Vendono kimiz, latte di giumenta fermentato. Incontrata la nostra guida, siamo invitati a pranzo in una casa ricca di animali impagliati e tappeti, le razioni sono importanti e buone. Con la pancia piena siamo pronti per i nostri cavalli sellati, dobbiamo solo montare in sella e si parte! I cavalli sembrano un po’ stanchi, quello di Jade segue quello della guida e l'unico modo di farlo avanzare è di far accelerare il mio, il suo accelera di conseguenza per evitare di essere sorpassato. Il mio ha il passo più lento di tutti e sono spesso l'ultimo della fila, quando do qualche frustata piuttosto che accelerare il passo si lancia a trottare, non trovo una via di mezzo. Oltre a esser lento ha anche una predilezione per gli spuntini lampo quando passiamo vicino a qualche erba di suo gusto. Rapidamente iniziamo ad avere male alle ginocchia e al culo, dopo qualche ora di salita siamo contenti di arrivare in un bel campo di yurte. La nostra guida ha il merito di portarci solo in campi di yurte familiari, costituiti al massimo da 4 yurte: una per la cucina, una per mangiare, una per gli invitati e una per la famiglia. Ci spiega che questa è la configurazione più tipica, e quando osserviamo campi immensi, sono evidentemente a soli fini turistici. Siamo accolti da bimbe curiose che ridono, mentre giocano con un agnello culone affettuoso. sembrano apprezzare questa vita semplice all'aria aperta e si divertono un sacco. Le yurte sono antiche e bellissime, molto pulite in confronto a quella di Tong. Ci invitano a prendere un tè, che qui è l'equivalente di un mini-quarto pasto della giornata. Mi attende la pietanza migliore da quando siamo arrivati: pane ancora tiepido con crema di latte fresca e marmellata! Mi strafogo e a cena devo trovare uno spazietto per la zuppa. La ragazza che tiene il campo insieme a sua madre sta seduta vicina a noi mentre mangiamo, ogni volta che svuotiamo la tazza di tè ce ne propone un'altra. Ha una fontana piena di acqua calda, con un compartimento per le braci. Apre il rubinetto e per riempire la tazza, fa passare l'acqua in un colino strapieno di tè profumato, l'infusione è rapidissima e il tè molto buono. Chiediamo alcune informazioni alla nostra guida e scopriamo che qui si cavalcano solo stalloni e mai giumente, non è chiaro se li castrino o no sistematicamente. Quando un cavallo deve essere domato, da puledro viene tenuto legato per molte ore al giorno in modo da renderlo più mansueto. Passiamo la notte condividendo una yurta con la nostra guida, dormendo su veri e propri materassi poggiati per terra. Al mattino mentre facciamo colazione la guida va a cercare i suoi cavalli, che pur avendo le zampe anteriori legate insieme si sono allontanati durante la notte per cercare erba. Si riparte verso Son Kol, oggi ci attende una buona salita ma il mio cavallo spinge bene, mentre quello di Jade pena un po'. Ci fermiamo per pranzo in un altro campo dove stanno scremando il latte. Dapprima usano il letame come combustibile per scaldare il latte, poi lo alimentano ad una macchinetta azionata a manovella per separare grasso e latte scremato. Mentre osserviamo il processo ci offrono un kimiz di benvenuto e di aperitivo prima di pranzo. Eccoci in sella ancora un'oretta per raggiungere la sponda del lago fino al campo di yurte di famiglia della nostra guida, siamo accolti dal fratello in piedi sulla sella di un bel cavallo marrone con sfumature grigie. In attesa della cena, osserviamo tutti gli uomini di famiglia dare la caccia a un puledro pezzato di bianco e marrone, per niente facile da catturare. Pare che gli vogliano somministrare degli ormoni di crescita. Sull’altopiano il tempo evolve in fretta, e dobbiamo presto rifugiarci dentro le yurte scosse dal vento del temporale. Quando tutto si calma, la mamma della guida ci chiama per assistere alla mungitura delle cavalle, col cui latte preparerà il kimiz. E a quella delle mucche col cui latte otterrà crema e burro, e userà il latte scremato per fare uno yogurt (airan) che una volta salato e disidratato diventerà ciurut, le famose palline di formaggio in vendita ovunque in asia centrale. Io di tutti questi prodotti preferisco francamente la crema fresca! La mamma della guida esorta Jade a provare a mungere la mucca, e dopo un po' riesce a prendere la mano. Stanchi morti attendiamo la cena, visto che la mamma era occupata con la mungitura, gli uomini di famiglia non hanno mosso un dito, la nostra guida si è addirittura sdraiata e dorme in cucina, da quando è tornato a casa delega tutto alla madre. È allora con lei che Jade aiuta alla preparazione dei manti: ravioli cotti al vapore e farciti di lardo, carne, cipolle e patate. Noto che non chiedono mai la mia partecipazione perché in quanto uomo la mungitura e la cucina non sono compiti per me. Malgrado la vita spartana sembrano delle persone felici, il fratellino della guida aiuta la madre in cucina e si diverte un mondo. Dopo la cena tardi usciamo a goderci la notte stellata malgrado il freddo. Stanotte dormiamo nella stessa yurta insieme alla guida e ai giovani della famiglia. Jade volenterosa si sveglia all'alba per mungere le mucche, riuscendo tanto ad affinare la sua tecnica che la madre della guida la abbandona e la lascia finire da sola. Quando mi alzo, mi mettono a girare la manovella della macchinetta per scremare il latte. Nel frattempo la madre fa il burro con la vecchia crema che lava e spreme prima di metterla a bollire per evaporare l'acqua residua. In regalo per i nostri sforzi (soprattutto quelli di Jade) riceviamo un intero barattolo di crema fresca, finiremo per ingrassare a forza! Oggi si torna a Kyzart, dopo aver salutato la famiglia si parte un po' in salita prima di intraprendere la grande discesa. Il mio cavallo si è svegliato storto, durante una pausa dà un calcione nel ginocchio di quello di Jade, così, tanto per. E la discesa non migliora le cose, infatti i cavalli odiano le discese… ogni volta che c'è un bivio e si presenta un'opportunità di risalita, è lì che proverà a dirigersi anche se è una via senza uscita. La prima volta che me lo fa sono preso alla sprovvista, e costretto a imporgli una doppia inversione a u in terreno ripido e scivoloso. Nel resto della discesa sarò più vigile e molto più duro sulle redini per seguire la via per Kyzart. I contraccolpi del suo passo si ripercuotono sul sedere e sulle ginocchia, quasi quasi preferirei scendere a piedi! Verso la fine fa proprio male e ho davvero voglia di arrivare. Giunti a Kyzart scendo con gioia, e dopo pranzo (ancora manti) ci riaccompagnano a Kochkor, dove compriamo un quintale di fragole da mangiare con il nostro barattolo di crema fresca! Giornata di riposo a Kochkor per prepararci alla nostra prossima avventura, il trek fino al lago Kol Ukok!