Passiamo la notte all'aeroporto di Aracaju e alle 4 decolliamo per Rio (scalo a Salvador). Arriviamo cotti a Rio verso le 10 del mattino. Il nostro appartamento ha vista sul Corcovado col suo Cristo dalle braccia aperte. Una micropiscina in terrazza allevia la nostra fatica. L'appartamento un po' vecchiotto ha un suo charme che ricorda alcuni vecchi appartamenti a Parigi. Spinti dalla fame e malgrado la stanchezza andiamo a cercare cibo per pranzo. Fuori dalla porta ci aspetta il quartiere di Laranjeiras, molto tranquillo e verde, pieno di commerci. La popolazione è molto più bianca e anziana rispetto agli stati del nord-est da cui veniamo. L'atmosfera sembra più sicura di Salvador, sebbene molta gente ci abbia detto che Rio è più pericolosa. Forse è solo una questione di quartieri: qui abbiamo avuto fortuna e a Salvador eravamo un po' sfigati. Inoltre siamo piazzati benissimo per i trasporti: i bus per andare a Copacabana, Ipanema e al giardino botanico passano giù di casa, e il treno per salire al Corcovado sta a 15 minuti a piedi.

Le esplorazioni iniziano il secondo giorno. Rio è bella, ci sono alberi bellissimi lungo i viali, e colline di pietra ricoperte da foresta atlantica separano la città in quartieri. Verso Ipanema, Botafogo, Copacabana e altrove, il mare incontra la città e formazioni rocciose come il Pão de Açucar. Questo miscuglio di grattacieli, giungla, montagna e oceano la rendono davvero una cidade maravilhosa. Spesso si sentono gli uccelli cantare e il traffico non è assordante. Ci sono mercatini con cose colorate e dal design più o meno ricercato in molte piazze. I graffiti sono molti e spesso bellissimi, in più ci dev'essere una sfida tra i writers a scrivere il più in alto possibile, e ogni tanto ci si chiede come siano arrivati fin sopra le ciminiere e i ponti.

Date le nostre attività incrociamo spesso altri turisti. La caccia ai selfie è senza tregua e ogni tanto prende aspetti tragicomici con gente che arriva ad alzare la voce per difendere il suo diritto al narcisismo. La lotta è particolarmente aspra sulla scala Selaron e sotto il Cristo. Noi dal canto nostro ci rendiamo conto che siamo delle vere e proprie mezze seghe del selfie. Per prima cosa non ci siamo truccati o pettinati, né abbiamo messo i nostri vestiti migliori, tutt'al più possiamo sembrare dei barboni dopo una doccia, o forse dopo una pioggia torrenziale. Le nostre pose dozzinali sono tutto fuorché sexy, e la nostra pazienza termina dopo i primi 5 scatti. Al primo tentativo manca Jade, al secondo manco io, terzo non si vede il panorama, quarto cosa sono questi occhi chiusi e quinto lasciamo stare che è meglio. Lasciamo i selfie ai selfienari. Andiamo a vedere l'orto botanico... bello, grandissimo, lussuriante, e pullulante di zanzare e papataci con un debole per le gambe di Jade, che collezione ben 25 punture nel giro di qualche ora. Io avevo messo i pantaloni lunghi :D