Il treno da Hoi An a Saigon riesce a sfuggire dalle nuvole che diluviano. Il viaggio in treno stavolta sarà insieme a un rumoroso fumatore incallito, non dormiamo poi tanto profondamente! Stavolta alloggiamo in centro. Essendo arrivati alle 9 all'hotel, prima del check-in, non ci fanno nessuno sconto, ci fanno aspettare fino alle 13. La voglia di andare in giro con gli zaini a Saigon e dopo la notte in treno è pari a zero. Aspettando l'ora andiamo a mangiare a pranzo, troviamo un ristorante non troppo male, peccato che ci fanno una sorpresa nel conto! Jade gli dice senza giri che stavamo giusto pensando di tornare stasera, ma per la scorrettezza dimostrata andremo altrove. Avevamo assistito a scene simili anche con Thanh Lan, posso dire che sono contento di cambiare paese domani? Anche se dall'altro lato non pare che la legalità sia di casa. Solo per accedere bisogna pagare il visto di 30$+5$ di spesa inesistente spartita tra i doganieri e la compagnia di bus. Se si paga in dong vietnamiti anziché in dollari non fa 35 ma l'equivalente di 36.5$, sai per la commissione del cambio... L'organizzazione del viaggio è architettata per lasciare poco tempo alla dogana per fare la trafila per conto proprio, sapendo che il bus non aspetterà coloro che scelgono di non pagare la tassa, e ripartirà con le valigie. E che i doganieri, corrotti fino al midollo, ti chiederanno comunque un supplemento di 2$. Dopo aver letto diversi blog di altri viaggiatori, dove solo una coppia era riuscita a ottenere il suo visto senza spese aggiuntive, al costo di rincorrere in moto-taxi il bus partito senza di loro, decidiamo di piegarci al loro meccanismo corrotto semplicemente per risparmiarci lo stress. Il che non ci impedisce di sputtanarli nel nostro piccolo! Chiusa parentesi. Passata la frontiera la Cambogia appare meno sviluppata del Vietnam, il che non è per forza un male, i paesaggi dal finestrino ci guadagnano! Molte case su palafitte fanno pensare che le inondazioni non sono così rare. Pare ci sia pure una gara a chi ce l'ha più in alto. Le scale per salire sono spesso tutte colorate, molto tipiche. Altre hanno due tetti, uno affianco all'altro con uno che fa la metà della larghezza del primo, o altre volte con il piccolo sotto quello grande, rendendo la cosa puramente stilistica. Altri edifici, forse più religiosi, attirano lo sguardo coi loro multipli tetti, poggiati uno sopra l'altro fino a 4 livelli! Questi sono i più celebri tetti khmer, molto particolari. Arrivati a Phnom riusciamo a farci lasciare a un km dall'hotel, che facciamo a piedi, il traffico per fortuna sembra molto meno incasinato rispetto al Vietnam. Siamo di fronte a un lungofiume, dove la sera si riuniscono gruppi spontanei costituiti da persone di entrambi i sessi e tutte le età che praticano una sorta di "ballo" aerobico, anche macarena fa parte della playlist. La sera mentre cerchiamo da mangiare capiamo che la destinazione attira turisti soprattutto con piaceri terreni: alcool e droga a buon mercato e strade con bar di prostitute. I tuk tuk sono molto insistenti, il primo "no, grazie" non è mai sufficiente, e alcuni stazionano perennemente davanti al nostro hotel. Anche dopo una risposta negativa alcuni non demordono e ti chiedono se casomai vuoi un po' d'oppio o fumo. Uno in particolare che è sempre di fronte al nostro ingresso impazzisce all'idea che ci spostiamo a piedi (siamo nell'ipercentro a due passi dalla maggior parte delle attrazioni turistiche), ogni volta che usciamo filando dritto bestemmia protestando un "they always walk!". Una cosa che testiamo qui in Cambogia è l'uso contemporaneo di due valute: il riel cambogiano e il dollaro americano. Si può pagare con una delle due o con una combinazione e ricevere il resto in una delle due monete o entrambe, intercambiabili al tasso di 1$ per 4000 riels. In più bisogna fare attenzione che i dollari che si accettano siano in buono stato, altrimenti quando si vorranno utilizzare potrebbero essere rifiutati. Ogni volta che paghiamo passano lunghi secondi per capire se ci siamo fatti fregare o meno col resto, il che per fortuna o onestà dei cambogiani non ci capita mai. Altra piccola complicazione sorge dal fatto che ritirando ai distributori automatici si ottengono biglietti da 100 $, mentre il prezzo più diffuso per la maggior parte delle cose è di 1-2 $! Per spezzare i bigliettoni bisogna cogliere l'occasione delle spese più importanti, tipo i biglietti di ingresso delle attrazioni. E le attrazioni non mancano, una fine pomeriggio visitiamo il palazzo reale e la pagoda d'argento, molto particolari. Durante la visita, scorgo una delle tante guardie che recupera per intascarla, una parte delle offerte in denaro lasciate di fronte a un Buddha imperturbabile... Proprio a fine visita scoppia un acquazzone, tutti si mettono al riparo, locali, monaci e turisti tutti stretti per schivare le gocce.

Ma la visita che ci colpisce di più è quella al campo di concentramento S-21, un liceo convertito in prigione, luogo di tortura e campo di sterminio per gli sfortunati considerati nemici dell'Angkar Padevat (organizzazione rivoluzionaria). Difficile non uscire provati da tanti orrori commessi dall'uomo sull'uomo. Neonati uccisi di fronte alle proprie madri; persone svuotate del proprio sangue da infermieri improvvisati; fotografie, torture e uccisioni sistematiche per chiunque varcasse la soglia di questo inferno. Ricordo le foto dei morti durante la tortura, i loro visi stravolti dal dolore, liberati dalla morte che sembra quasi aver portato un leggero sollievo al tormento sui loro volti. Tra le moltissime foto esposte dei prigionieri senza espressione, come fossero già morti, sapendo che il peggio doveva ancora venire, una spicca in particolare: raffigura un uomo con gli occhi grandi che piangono, la bocca in una smorfia di tristezza e disperazione che trasmette tutta l'incredulità, mista a una supplica di salvezza, di fronte all'ingiustizia del momento. Un'espressione che urla nella mia testa la domanda "come potete fare questo orrore?". Sorge spontanea la voglia di rassicurarlo con una carezza sul viso come fosse un bambino che si è svegliato in preda a un brutto sogno. Ma l'incubo era vero, e lui è morto chissà sotto quali orribili torture. Oggi, una volta usciti da questo luogo i visitatori diventano sentinelle per provare a evitare che una cosa del genere possa riaccadere altrove. Perché non sono bestie quelli che hanno fatto queste cose, erano uomini come me e come voi. Quel germe di odio e sadismo, di disprezzo dell'altro è presente in noi, in ogni essere umano, e periodicamente purtroppo dei politici lo risvegliano per acquisire e mantenere il potere.

Per fortuna chiudiamo il nostro soggiorno su una nota più positiva. Carlo, un romano che dirige una fabbrica di carbonella prodotta con noci di cocco, ci dà il suo ok per andare a trovarlo. Qui, come nella maggior parte dell'Asia si cucina col carbone, estratto o prodotto dopo aver tagliato foresta primaria, contribuendo alla deforestazione. Il carbone poi crea molti effetti nefasti su bimbi e donne che sono i più esposti ai fumi in cucina. SGF, la società di Carlo, produce carbonella in bricchette da gusci di noci di cocco con un processo di pirolisi che elimina la maggior parte dei fumi durante il processo in fabbrica. Il prodotto finito brucia quindi per più tempo e rilascia meno composti nocivi durante la combustione domestica rispetto al normale carbone. In più, venendo dai gusci di noci di cocco, le bricchette aiutano a contrastare la deforestazione. Nel pomeriggio in fabbrica parlottiamo un po' con Carlo che ci presenta la Little Rome che ha installato in ufficio: Federico e Francesco, due giovani project manager anch'essi romani ci fanno da guida lungo il processo e ci spiegano come sono finiti qui. Un incontro interessante. 

In questa settimana qui abbiamo anche avuto modo di ricevere la nuova carta di credito di Jade, che nel frattempo era scaduta, e di rifare il vaccino antitifico, scaduto anche lui! Il tempo passa così in fretta! Questo vaccino poi è molto consigliato qui considerando le condizioni igieniche della maggior parte dei ristorantini di strada dove stiamo mangiando: condizioni davvero estreme, anche rispetto a tutti i paesi in via di sviluppo che abbiamo visitato. Sfidiamo almeno due volte al giorno la resistenza delle nostre flore intestinali. Si dice che ciò che non uccide rende più forti, sperem! :)