Lasciamo Almaty e il Kazakhstan per attraversare la frontiera con il Kirghistan e raggiungere Bishkek. Passaggio semplice senza troppe formalità, un signore che fa la fila con noi decide che ci vuole parlare assolutamente anche se gli facciamo capire che non lo capiamo. Sebbene possa sembrare simpatico dopo qualche minuto diventa un po’ pesante e non demorde malgrado i nostri tentativi di ignorarlo. All'uscita dai controlli un acquazzone ci infradicia mentre raggiungiamo il nostro minibus. Arrivando a Bishkek la città ci appare ordinata e simile ad Almaty, con molti alberi lungo i viali ma con più ingorghi e più edifici in stile sovietico. L'hotel è infestato da una specie di colonia di vacanze con almeno una decina di bimbe eccitate che corrono e giocano fino all'una di notte senza che le signore che le accompagnano o il personale dell'hotel giudichino che la cosa vada corretta. Orribile. Le nostre buone abitudini mattutine guadagnate con fatica in Nepal vanno in malora. Per fortuna non sono gli unici ospiti oltre a noi e scambiamo anche qualche chiacchera con altri turisti. Continuiamo ad ambientarci a livello culinario: come in Kazakhstan anche qui vanno pazzi per le bevande fermentate a base di latte (kefir di mucca ma anche di giumenta), il pane è bellissimo con forme floreali e decorazioni a base di uovo e semi di sesamo, in tutti i negozi alimentari si vendono biscotti sfusi, riso, zucchero e cereali al peso. Proviamo diverse specialità al ristorante malgrado le nostre enormi difficoltà per esprimerci. In uno addirittura ci ritroviamo con 4 portate anche se siamo abbastanza sicuri di averne ordinato solo la metà, vabbè prendiamo da portar via e non dobbiamo preoccuparci per la cena, per fortuna costa tutto poco! La carne è onnipresente e spesso accompagnata da pasta lunga tipo tagliatella nel bishparmak e tipo spaghettone nel laghman. Il lardo non è ancora un ingrediente tabù come da noi e ce n'è un po' ovunque in quantità probabilmente poco salutari: dentro le samsa alla carne, sul riso pilaf, nelle zuppe e sul bishparmak. Pensiamo di proseguire il nostro viaggio verso Osh, la seconda città più importante del paese, separata da Bishkek da un enorme massiccio montagnoso. La gente di solito ci va in aereo ma per i pochi sfortunati che lo vogliono percorrere via terra bisogna contare 12 ore di taxi condiviso. Per fortuna scopriamo due tappe interessanti che permetteranno di spezzare il viaggio in tre parti. La prima è Toktogul, una tranquilla cittadina affianco a un bel lago. Per trovare un taxi dobbiamo recarci alla stazione di Bishkek. Siamo accolti da un esaltato, forse sotto gli effetti di qualche droga eccitante, che urla “TOKTOGUL, GO!” dandomi vigorose pacche sulle spalle. Proprio la giusta tecnica per convincermi ad andare con lui… Riusciamo a scrollarcelo di dosso e a trovarne uno meno indemoniato, che propone il prezzo giusto. Siamo sorpresi però di partire subito senza aspettare che tutti i posti siano pieni, sarà una fregatura e ci farà pagare per tutti i posti della macchina? In più lasciamo la strada principale per addentrarci verso una zona residenziale, ci vuole portare in una zona isolata per derubarci? Provo a parlare col tipo ma non ci capiamo tanto. Troviamo risposte ai nostri dubbi quando arriviamo a casa sua: insieme a suo fratello, grosso come lui, deve caricare sulla macchina i pezzi di un grande motore, ecco perché ha preso solo due passeggeri. I due sono taciturni, ma gentili in fondo, e quando si fermano a prendere delle bottiglie di tè freddo ne comprano una anche per noi, che ci tendono senza un sorriso né una parola, tant’è che all'inizio non siamo sicuri che sia per noi. Ad una pausa mi offrono anche delle palline nere che penso essere liquirizia. Quando le metto in bocca però, il tipo preoccupato mi fa segno di non mangiarle ma di sistemarle tra il labbro inferiore e i denti. Ma che roba è!? Biglie di nicotina. Il sapore è preoccupante, approfitto mentre vado in bagno per sputarle. Anche se non vale come le biglie e le bevande eccitanti proviamo a contraccambiare con dei biscotti che accettano dopo un rifiuto iniziale. La guida dell'autista è meno pericolosa di quanto ci aspettassimo e le montagne e le vallate che percorriamo sono stupende. Peccato che non facciamo pause e che i finestrini sono tutti sporchi. Niente foto! Mentre avanziamo incontriamo mandrie di mucche e cavalli, greggi di pecore. Centinaia di yurte costeggiano la strada e gli abitanti spesso vendono miele, che non dev'essere difficile da produrre in zona viste le enormi praterie coperte da tappeti colorati di blu, giallo e arancione. Verso le 15 siamo a Toktogul, trovare un alloggio è semplice e lasciati gli zaini ripartiamo subito in direzione del lago per sgranchirci le gambe. I locali ci salutano spesso, in molti come se ci conoscessimo, con un colpetto di clacson, o una stretta di mano mentre parlano al telefono. Il lago è calmissimo, avvolto in un silenzio surreale. La camminata ci dà il colpo di grazia e alla cena servita all’hotel ci limitiamo ad essere gli spettatori delle discussioni concitate di altri turisti. Domani proveremo a raggiungere la nostra seconda tappa, Arslanbob!