Una traversata ventosa ma fortunatamente senza onde ci porta a Picton, dei bei paesaggi ci accolgono sull'isola del sud. Passiamo qualche giorno nelle tranquillissime e simpatiche cittadine di Picton e Nelson, prima di prendere un bus per raggiungere la sperduta Motueka valley, dove faremo il nostro ultimo workaway. L'accoglienza dei nostri anfitrioni, Jeremy e Josie, é abbastanza neutra, sono abituati a ricevere una moltitudine di persone e la cosa é assai impersonale. Le conversazioni cadono nel silenzio dopo poche battute malgrado i nostri sforzi iniziali, dopo qualche giorno ammetto che smettiamo di provarci troppo. Parliamo con loro ogniqualvolta hanno voglia di passare 5 minuti con noi in salotto, tipo una volta al giorno. Il nostro scambio culturale si può riassumere a delle cene insieme a loro tutte le sere e ad un'uscita con dei loro amici che ci portano in una grotta sotterranea sperduta dove proveremo a inoltrarci senza successo. La grotta é proprio alla fine di una strada abbandonata in mezzo alla macchia, nel senso che gli arbusti di ginestra spinosa sono ormai cresciuti sulla strada, viste le botte sulla carrozzeria sono contento che il fuoristrada non sia mio! Abbiamo un'idea di cosa fanno i kiwi nel weekend: proviamo a sfondare tutto col nostro 4X4 fino a dove possiamo, poi imbuchiamoci in anfratti angusti coi nostri cani per scovare qualcosa, il tutto rigorosamente in pantaloncini corti e maglietta, malgrado i pappataci vampiri abbondino. Trovo che c'é un ché di pioniero in tutto ciò... Per il resto del tempo, lavoriamo per conto nostro le 4 ore al dì e nel tempo libero organizziamo un nuovo road trip nell'isola del sud. Visto lo scambio limitato decidiamo di stare qui solo 10 dei 14 giorni inizialmente previsti per avere più giorni per scoprire questa zona montagnosa che si preannuncia bellissima.

Jeremy gestisce la costruzione di un lodge per conto di alcuni ricconi americani (cosa che non era scritta sul loro profilo, altrimenti saremmo passati oltre) e le nostre attività sono correlate: verniciare delle lunghe travi che diventeranno degli scalini esterni di un eliporto per i futuri clienti del lodge (sigh); trapiantare migliaia di alberelli di manuka (ne ha ordinati 24 000) che intendono ripiantare sulle colline circostanti al posto delle odiatissime ginestre importate e divenute invasive qui in NZ, le quali sono trattate a colpi di motosega e diserbante.

Colgo l'occasione per sfatare la mia idea iniziale che la NZ fosse ancora selvaggia. Non c'é forse posto che sia stato più deforestato e modificato al mondo con l'importazione repentina di centinaia di specie animali e vegetali aliene. Per dare un'idea non c'era un solo mammifero autoctono, mentre oggi si vedono allevamenti di pecore, mucche e cervi a perdita d'occhio, e le strade sono piene di cadaveri schiacciati di conigli, porcospini e opossum. Non c'era un solo pino qui, e le colline sono coperte da foreste artificiali per il legno, anche immediatamente a ridosso dei parchi nazionali. La posizione dei kiwi rispetto alla tematica ecologica é duplice e contraddittoria (come ovunque al mondo ma qui forse é ancora più visibile). Da un lato vi é una santificazione di quanto esisteva prima dell'arrivo dell'uomo, un'era mitica dove il native bush ricopriva le due isole. Oggi, per riavvicinarsi verso questo mitico passato si ripiantano queste piante in alcune zone, basta che la cosa non intralci nessuna attività economica. Dall'altro lato vi é una demonizzazione di alcune specie importate con pochi risvolti economici tipo l'opossum e il coniglio (pecore e mucche ovviamente non compaiono in questa lista), che sono attivamente cacciate, e trappole chimiche piene del controverso veleno 1080 sono letteralmente ovunque. Anche i pini che si ripiantano spontaneamente nelle steppe sono attivamente tagliati e bruciati in grandi pile e i più piccoli trattati al diserbante per preservare gli spogli paesaggi "naturali". Ovviamente fino a che ci saranno delle foreste artificiali giusto affianco sono condannati a ripetere eternalmente queste operazioni.

I tanti ghiacciai che hanno si stanno ritirando velocemente a causa del riscaldamento globale, come attestano i pannelli informativi che si trovano affianco. Peccato che questi stessi ghiacciai siano sorvolati decine di volte al giorno da elicotteri turistici. Non ho mai visto una roba del genere, ho perso il conto delle compagnie di elicotteri che abbiamo visto a lato strada dove avremmo potuto riservare il nostro volo. Penso che sia il Paese con più elicotteri pro capite al mondo. Ovviamente é un'attività economica considerevole quindi non si tocca. Chiudo la parentesi su questa visione della natura "à la carte" che emerge dai discorsi che abbiamo avuto con la gente e dai pannelli informativi turistici che abbiamo letto, ma che sappiamo impregna anche le nostre politiche europee e mondiali.

Tornando al lavoro alla fattoria, un'altra attività da svolgere 3 volte al giorno consiste nel nutrire gli animali: due maiali, delle galline, 4 agnellini e il grande piccolo Vincent la capra. Vincent non é una capra come le altre, doveva essere un cane nella sua vita precedente. Appena ci vede passare bela un me-e-e-e e corre verso di noi cercando carezze e assaggiando ogni vestito che penda in caso sia commestibile. La sua inconfondibile corsa si trasforma in saltelli oltre una certa velocità e le orecchie fanno buffamente su e giù. Se non é figo lui...

Verso metà del nostro soggiorno arriva Michael, un americano dalla Florida. É americano un po' come te lo aspetti, ma in meglio. Ha una parlantina non indifferente e le giornate cambiano di passo, riesce pure a far parlare un po' di più Jeremy e Josie. Insieme passeremo 5 giorni a trapiantare un migliaio di manuka. Con la sua compagnia la fine del soggiorno arriva più in fretta, i commiati con Jeremy e Josie sono sbrigativi, siamo contenti di andare alla scoperta dell'isola del sud!