Mentre ci accompagna a Ubud, chiediamo a Nyoman se conosce un professore di scultura su legno. Ci consiglia un bramino, la casta che si dedica a tutte le attività artistiche, dalla scultura alla danza e al canto cerimoniale. Arriviamo a una nuova homestay, di proprietà di una famiglia di pittori. Siamo più a sud stavolta, cosa che ci permetterà di arrivare in mezzoretta di cammino fino a Mas, il villaggio degli scultori. La camera non è ancora pronta, mentre la preparano andiamo a mangiare proprio di fronte. Il cibo è piccantissimo e come accade spesso in Indonesia, è stato cotto al mattino e viene servito ormai freddo con le mani dal tipo, ovviamente non vuoi sapere cosa abbia toccato prima... Lasciamo la nostra roba in stanza e ci incamminiamo verso Mas per provare a trovare il maestro di scultura. Alloggiamo in una delle principali arterie di Ubud. Il traffico è feroce, rumoroso e intenso, e qui essendo fuori dal centro i marciapiedi non ci sono, il lato strada è pieno di buche e irregolare. Per fortuna dopo qualche centinaio di metri il nostro percorso segue una stradina poco trafficata circondata da risaie che si fanno lentamente ma inesorabilmente inghiottire poco a poco dal cemento delle nuove costruzioni. Gli hotel e le homestay sbucano come funghi, attirati dallo stesso quieto paesaggio che contribuiscono a cancellare. A Mas gli scultori hanno i loro negozi uno affianco all'altro. Enormi blocchi di legno sono usati per fare sculture e mobili più o meno belli che sono ammassati a bordo strada. Troviamo il nostro prof che ha già un allievo americano da una settimana, ci dice di passare l'indomani e che possiamo venire quando vogliamo. Ci chiede cosa vorremmo fare per preparare dei pezzi di legno adatti. Il giorno dopo scopriamo la tecnica balinese in pratica. Come in molti paesi asiatici, anche qui si insegna soprattutto con l'esempio, quasi senza spiegazioni orali. In più, nel mio caso, avendo scelto un progetto impegnativo come una testa di Buddha, ciò significa che parteciperò abbastanza poco alla scultura e che osserverò molto i gesti incredibilmente fluidi e rapidi del maestro. Posso dire di aver fatto quasi interamente da solo le orecchie e i capelli del Buddha, ma il viso è tutta opera sua! Nessuna morsa o tavolo qui, si lavora seduti per terra su delle stuoie e si blocca coi piedi il pezzo di legno. Il maestro leva grossi pezzi di legno con enorme facilità servendosi di coltelli e scalpelli, mentre io con gli stessi utensili ho difficoltà a fare un roba omogenea, andando spesso contro le fibre del ciocco. Jade invece ha scelto di fare un mandala e riesce a lavorare molto più autonomamente sulla sua opera. A pranzo il maestro e sua moglie ci invitano a sorpresa a mangiare con loro e durante il pasto ci raccontano molte cose su alcune tradizioni balinesi. Ad esempio la domenica che viene sarà il compleanno del nostro prof. Qui se si nasce di domenica, il compleanno sarà di domenica per il resto della nostra esistenza, ogni anno si sceglie la domenica più vicina alla data di nascita. Indifferentemente dall'età che si festeggia ci saranno sempre e solo 3 candele, su cui non bisogna assolutamente soffiare: più tempo resteranno accese, più il festeggiato può sperare in una lunga esistenza! Ci invitano pure a venire alla festa. Un'altra tradizione interessante è legata al cordone ombelicale del bimbo. Qui non si taglia ma si aspetta che cada spontaneamente. Durante questo tempo, la madre non può fare niente di niente. Il resto della famiglia si occuperà di darle qualsiasi cosa richieda. Ma al tempo stesso è prigioniera in una stanza con suo figlio e non si può lavare i capelli fino a che il cordone non si stacca... Siamo molto contenti dell'accoglienza e dello scambio che sembra profilarsi. Purtroppo giunti a fine giornata scopriamo che qualcuno si è servito dai nostri portafogli mentre stavamo mangiando tutti insieme. Il maestro dice che non è possibile e che nessuno può venire senza essere visto... Nessuno tranne l'intera famiglia allargata di cugini, zie etc che vediamo circolare continuamente. Qui infatti si vive spesso in rioni familiari, dall'esterno si vede un solo ingresso che cela un dedalo di passaggi che connettono molteplici edifici dove vive l'intera famiglia. Lo capisco, immagino che non faccia piacere a nessuno pensare che nella propria famiglia vi sia un ladro. Fatto sta che ho controllato giusto prima di entrare qui di avere abbastanza soldi per pagarlo, e che magicamente una parte dei soldi è sparita. E come se non bastasse, anche l'astuccio di Jade ha le due chiusure lampo aperte, segno che qualcuno ha frugato le nostre cose. È stato comunque un ladro "timido", nel senso che non ha svuotato il portafogli e ha lasciato macchina fotografica e carte di credito, forse sperando che la mancanza passasse inosservata. Secondo me questo è un altro segno che sia qualcuno di famiglia. Nella sfiga ci è andata bene, abbiamo perso solo 25 euro, mentre avevamo con noi la maggior parte dei nostri averi. Ripartiamo un po' delusi e pagando solo quello che possiamo. Decidiamo comunque di tornare l'indomani tenendo più sotto controllo le nostre cose. Lo scambio è molto raffreddato, la seconda giornata parliamo molto di meno e l'invito di domenica non è rinnovato. Stavolta anziché invitarci a mangiare in cucina la moglie del maestro porterà i piatti direttamente nella zona di lavoro. A fine giornata ripartiamo con le opere e paghiamo la totalità di quello che gli dobbiamo, compreso ciò che non avevamo potuto dare il giorno prima. Devo dire che ho avuto la sensazione che ce l'avessero un po' con noi, il che è assurdo, visto che siamo noi la parte lesa. Pazienza, noi abbiamo dato tutto ciò che dovevamo e siamo addirittura tornati l'indomani per farlo, mentre penso che molta gente avrebbe esitato a tornare sul luogo del furto. Poi dopo tutto sono loro a fare grandi discorsi del tipo karma qui karma lì, vorrà dire che il maltolto andrà "tottu in mexina". Vuoi vedere che in Sardegna siamo buddisti!?

L'indomani torniamo al centro di Ubud nella prima homestay dove abbiamo alloggiato all'arrivo. Mentre prepariamo le nostre cose per il trasloco acquistiamo dei dipinti alla famiglia. Sono molto contenti e il papà ci mostra tutta la famiglia e le opere del nonno, tra cui un immenso dipinto grande come una parete. Qui niente pennelli, si usano delle asticelle di bambu di diversi spessori. L'arte tradizionale era incentrata su figure mitologiche molto dettagliate in bianco e nero, ora la tendenza è molto più colorata. Dopo la visita il papà ci dà uno strappo gratis fino alla nostra vecchia homestay, simpatico. All'arrivo ci riconoscono e sono contenti di rivederci! Stavolta riusciremo a sapere di più sulle loro usanze. Ci spiegano come la loro famiglia sia molto credente, e dedichi un'enorme parte dei propri risparmi alle offerte e alle cerimonie. Tutti i giorni distribuiscono nella casa 50 offerte, che devono avere fiori di 4 colori, spesso dell'incenso, a volte del riso, o un biscottino, a volte spezie, a volte caffè. Alcune vanno sopra delle pietre in giardino sotto le quali sono sepolte le placente dei figli, una sorta di protezione che dovrebbe estendersi ai ragazzi. Insomma fare offerte è un'arte che richiede conoscenza, tempo e fondi. Anche, ogniqualvolta riescano a mettere da parte 200 milioni (circa 12 500 euro) devono fare una grande cerimonia invitando i 500 parenti a casa loro. Il tipo ci spiega che gli piacerebbe (e potrebbe) viaggiare ma che deve tenere dei soldi da parte per le eventuali cerimonie. I balinesi non smetteranno mai di stupirci.

Una sera sentiamo una strana musica provenire dalla strada, una processione sta avanzando a tutta velocità in direzione di un tempio. Il tempo di mettersi le scarpe e ci hanno già quasi seminato, bisogna correre per raggiungerli e vedere cosa combinano! Li seguiamo fino al tempio, la banda musicale che suona un'interessante musica tipo carillon cacofonico resta fuori. Le prime a entrare sono le donne che trasportano delle offerte sulla testa. Restiamo fino a che non entrano tutti e prendiamo qualche foto, non ci abbiamo capito molto ma è stato molto pittoresco :D

Questi giorni siamo più mattutini e usciamo all'alba per visitare il mercato. È pieno di frutti tropicali in cesti intrecciati molto fotogenici, c'è chi vende le offerte già pronte per chi non ha tempo di prepararle, e molte donne che portano sulla testa impressionanti cesti con disinvoltura. A una certa ora il mercato alimentare è smantellato completamente e cede il posto a quello turistico che vende souvenir e abiti. Iniziamo a negoziare ma in realtà qui non sono disposti a scendere poi così tanto, sanno benissimo che arriverà un prossimo turista che accetterà quel prezzo. Abbandoniamo i più golosi e compriamo due cose da quelli che ci fanno pagare "solo" 10 volte il prezzo reale, che è comunque abbordabilissimo per noi :D Dopo aver proposto il "morning price", che credo significhi il prezzo basso per sbloccare la giornata, prendono i soldi così guadagnati e fanno il giro del negozietto sfregandoli su tutti gli articoli sperando che porti altre vendite. Jade si diverte a ripassare più volte nello stesso negozio per negoziare al ribasso il prezzo di una borsetta, ma la signora non coglie per niente l'ironia e se la prende un po' troppo, forse dovrebbe cambiare lavoro per evitare le ulcere.

Nel frattempo stiamo smenando per capire come spostarci verso Yogyakarta sull'isola di Java, ma il viaggio via terra-mare sembra abbastanza complicato con molti cambi di mezzo di trasporto e dovrebbe durare come minimo 18 ore. Decidiamo di prendere un aereo... La signora del Dekwah propone di passare al mercato a comprarci due frutti del drago a un prezzo da locale, così abbiamo uno spuntino per il viaggio. È Wayan, lo stesso autista che ci ha recuperato 20 giorni fa che ci riporta all'aeroporto.

Anche qui a Bali è giunta l'ora dell'addio...