La nostra avventura a Chaitén inizia sul bordo strada a Puyuhuapi facendo autostop. Dopo circa 15 minuti di attesa dei turisti tedeschi ci recuperano. Loro sono diretti a Futaleufu. Parliamo e parliamo e dopo un'oretta siamo già a La Junta, ma visto che é presto ci diciamo, magari proseguiamo fino a dove possiamo andare con loro, cioé Villa Santa Lucia dove la carretera presenta un bivio che porta a Futaleufu, poi potremmo dormire lí o provare ad andare fino a Chaitén. Arrivati a Santa Lucia scendiamo e loro proseguono, notiamo che la strada presenta dei cumuli di fango sui lati e tutto sembra abbastanza calmo. Sono le 18 e 40, definiamo la strategia: proviamo a fare autostop una mezzoretta e se non funziona cerchiamo un alloggio. Nella carretera striminzita dai cumuli di fango sui lati c'é un posto di blocco con un carabiniere annoiato. Ci racconta la storia di come la città é stata colpita da un'alluvione due mesi fa, lasciando 20 morti e facendo tabula rasa di almeno metà paese. Quella pianura fangosa che si vede era città, e non resta niente in piedi che possa suggerirlo a uno spettatore ignaro come noi. Quindi buona parta degli alloggi segnalati da maps.me non esiste più, e quelli che sono ancora in piedi stanno probabilmente pensando ad altro. Meglio riuscire ad arrivare a Chaitén stasera! Peccato che non passa nessuno, e la strada vigilata dal carabiniere chiude alle 20. Vado in ricognizione, ma ciò che vedo conferma le scarse speranze di trovare dove dormire. Mentre torno verso Jade, che é rimasta sulla strada, un minivan vuoto appare e sembra diretto dove andiamo. Faccio segni come un pazzo e giungo le mani per implorarlo di fermarsi. Si ferma! É un trasporto che recupera i lavoratori della carretera ed é diretto a Chaitén, grandioso! Recupera anche Jade e salutiamo il carabiniere. Parliamo col signore che guida che ci parla più in dettaglio della tragedia, passiamo pure nella vallata più in alto dove si é generata la valanga di fango che ha travolto il villaggio. Ai lati della carretera ci sono alcuni kilometri di nulla, non un albero, non una roccia, tutto spazzato via da un'enorme potenza. Impressionante... Il resto del viaggio passa in fretta parlando della Patagonia col signore, che ci lascia a Chaitén e ci indica la zona dove cercare alloggio. Troviamo un ostello che ci avevano consigliato Christine e Marco, i francesi di Cerro Castillo. La signora che lo tiene é un po' pazza, come molte donne di una certa età qui in Cile :D Ogni riferimento a fatti o cose realmente accaduti é puramente casuale. Vabbé andiamo a letto và.

Giorno dopo, sveglia presto per provare a trovare come visitare il parco Pumalín, che si estende per kilometri attorno a Chaitén. Riusciamo a prenotare un tour per domani, che dovrebbe essere una bellissima giornata, per una lunga escursione al ghiacciaio Ventisquero Amarillo. Verso mezzogiorno prendiamo l'unico bus in direzione di Puerto Montt e ci facciamo lasciare a 45 km da Chaitén, davanti all'ingresso del piccolo sentiero "Los Alerces", solo 800 m lungo i quali é possibile ammirare degli alberi millenari. Gli alerces appartengono alla famiglia dei cipressi e sono così alti che si vede solo il tronco e non so che foglie abbiano. 

Inizia a piovigginare e ci incamminiamo per 2 km lungo la carretera verso il sentiero "Cascadas Escondidas". Mentre avanziamo fino all'altro ingresso non passa neanche una macchina... Abbiamo un'oretta e mezzo prima dell'unico bus di ritorno che passerà approssimativamente tra le 15 e le 15 e 30, giusto il tempo per percorrere il sentiero. Ci incamminiamo lungo scalinate in legno, bagnate e scivolose. Arriviamo alla prima cascata, molto bella, con felci gigantesche che la circondano, iniziano a vedersi alcuni colori autunnali che aggiungono un tocco in più. Il tempo inizia a essere stretto per vedere la seconda, proviamo comunque ad avanzare a passo svelto. Piove e l'acqua scorre lungo il sentiero. Il cammino sembra non finire mai, mancano 30 minuti alle 15, scegliamo di tornare indietro. Per tornare ci sono due sentieri possibili. Io direi di prendere quello da cui veniamo che conosciamo già, Jade vuole prima controllare sul gps, che però fa le bizze ed é lento. Mi dico che é meglio che almeno uno dei due sia giù per fermare il bus in caso arrivi già alle 15 e inizio ad andare. Dopo un po' mi giro e non trovo più Jade dietro di me, anche risalendo il sentiero. Risalgo fino al bivio tra i due ritorni ma non la vedo. La chiamo e non risponde. Le cascate fanno un frastuono incredibile. Avrà preso l'altro sentiero per scendere o si sarà fatta male scivolando nel sentiero bagnato? Nel dubbio risalgo ancora più su correndo e chiamando, fino a essere completamente spompato. Ad un certo punto arrivo così su che mi dico che non é possibile che non sia passata di qui, e che deve aver preso l'altro lato, giusto prima che io risalissi. Allora riscendo! Ma passo dall'altro lato. Nel frattempo lei é arrivata giù e non trovandomi pensa che mi son fatto male e risale pure lei. Ci ritroviamo verso la fine del sentiero in pieno stile soap opera :D

Stanchissimi, bagnati di sudore per la corsa e per la pioggia andiamo ad aspettare il bus, sono le 15 e 5. Non piove più, per ora. Il tempo passa e il bus non arriva. Inizia di nuovo a piovere un bel po' ma iniziano ad arrivare anche delle macchine. Verso le 15 e 45 facciamo abbastanza pena e un 4×4 si ferma, sono 2 cileni che stanno andando a Palena per lavoro. Ci spiegano che sono tra i primi ad essere scesi dal traghetto che attracca a Caleta Gonzalo, quindi il nostro bus doveva ancora arrivare... Arrivati a Chaitén facciamo spesa e doccia, abbiamo avuto abbastanza emozioni per la giornata!

L'indomani ci svegliamo presto per partire all'alba verso il Ventisquero Amarillo. Igor, la nostra guida, viene a prenderci all'ostello. Abbiamo scelto oggi per fare una lunga escursione fidandoci del meteo. Avvicinandoci al parco Igor ci conferma che la giornata sembra eccezionalmente bella, e tutte le montagne dei dintorni sono completamente visibili. L'inizio della camminata é a un'oretta buona di macchina da Chaitén. Iniziamo a camminare verso le 8 e 30, la brina ricopre tutto, e le mani fanno male dal freddo. Del vapore fuma dalla vegetazione, dando un'atmosfera particolare al paesaggio. Dopo pochissimo entriamo nella vallata del ghiacciaio, che percorreremo per 12 km fino ai piedi del ghiacciaio stesso, che é visibile sin dall'inizio, sembra quasi vicino. La camminata ha solo 300 m di dislivello, e si avanza sulle ceneri dell'eruzione del 2008. Ogni tanto entreremo nella foresta che cresce sui lati della vallata, quando dei fiumiciattoli impediscono di procedere. Ad un certo punto se ne deve guadare uno, e mi spacco quasi un gomito quando un tronco che aveva l'aria ben stabile cede sotto il mio peso. E io che non mi volevo bagnare i piedi... Durante la prima sosta trovo che una pera del picnic che la guida ha previsto per noi si é tramutata in purea nel mio zaino imbrattando tutto. Ma il sole che non vediamo così bello da settimane contrasta il malumore dovuto alla caduta e alla pera. Arriviamo verso l'ora di pranzo davanti al ghiacciaio, il resto del picnic é buonissimo, e anche ciò che resta della pera non é male. Oltre ad aver fatto bene da mangiare, Igor é anche molto simpatico e ci presenta molte piante, alcune commestibili, tra le quali un mirto patagonico! Meno astringente e più succoso di quello sardo, e dal colore un po' più sul fucsia. Ci sono anche dei funghi, ma non li riconosco, a parte delle lingue di bue. Al ritorno il sole é così forte che abbiamo paura di bruciare, e fa così caldo che siamo in maglietta. Arrivati al minivan, Igor tira addirittura fuori un aperitivo post-camminata! Mai fatto un tour così! Quando torniamo al paese a fine giornata c'é ancora un tempo bellissimo, ci godiamo il sole fino al tramonto. Bellissima giornata.

Il giorno dopo ancora dovrebbe fare bello per l'ultima volta, sole almeno per tutta la mattinata. Proviamo allora a chiudere in bellezza il nostro soggiorno a Chaitén con l'escursione sull'omonimo vulcano che 10 anni fa ha distrutto mezza città. É una camminata che inizia a 25 km da Chaitén, di 2,5 km ma con ben 600 m di dislivello. Partiamo presto per provare ad avere uno strappo verso il sentiero. Ci recuperano due ragazzi cileni che lavorano negli allevamenti di salmone. Fanno la strada tutti i giorni ma non sanno dove iniziano i sentieri, si vede che le camminate in Patagonia sono proprio roba da turisti! Le preoccupazioni e gli svaghi dei locali sono altrove. Arriviamo a inizio sentiero alle 9, timing perfetto. La vegetazione in vita non ha più di 10 anni, ma restano tronchi morti ancora in piedi degli immensi alberi che c'erano prima.

La salita é ripida, gli scalini che hanno fatto sono altissimi, il ginocchio ferito a Chillan si fa sentire, i bastoni son di grande aiuto. A circa due terzi si ha una bellissima vista sulla vallata. Non finisce maiii. Eccoci su belli sudati, siamo solo noi e il vulcano che fuma un po' ovunque. Lungo tutto il bordo del cratere ci sono grossi tronchi riversi verso l'esterno, probabilmente tutti alberi sradicati dall'impeto dell'esplosione. Stiamo su un'oretta a respirare con la terra. Riscendere é più facile! Aspettiamo un'ora per ottenere un passaggio di ritorno a Chaitén, non passa nessuno come al solito. Torniamo con una coppia italo-cilena di una certa età. Appena saliti in macchina inizia a piovere, come diceva il meteo. E una volta all'ostello diluvia proprio. Passiamo il pomeriggio a parlare con una giovane coppia francese, sembrano noi al nostro primo viaggio! Prendiamo notizie del Perù e della Bolivia, pare che poco sia cambiato rispetto a 5 anni fa! A parte i prezzi... 

A cena andiamo ad un ristorante pizzeria dove Igor lavora come pizzaiolo, proviamo le sue pizze e non sono niente male. Ha il tempo di prendere una birretta con noi.

Domani prendiamo un bus diretto per Puerto Montt, che attraversa l'ultima parte della carretera austral, con ben 3 traversate su dei traghetti. La carretera ci lascia bei ricordi di paesaggi, camminate, e belle persone che abbiamo incontrato. Un mese con ritmi dettati dal meteo e dai pochi trasporti, ad aspettare i giorni giusti per andare a scoprire le tante bellezze che si possono ammirare in questa parte del mondo, per mare e per terra, a piedi, in macchina, in bus, in autostop, in compagnia e da soli. Se ci lascia una lezione é sicuramente quella di adattarsi alla situazione presente e accettarla per quanto possibile, speriamo di non dimenticarla. Sono contento di averla fatta ora, prima che questa esperienza in principio selvaggia si faccia completamente addomesticare. I prezzi salgono vertiginosamente di anno in anno, e probabilmente diventerà (ancora di più) una destinazione riservata solo a certe tasche...

Adios Patagonia Chilena.