Il viaggio in bus in Birmania si fa a 14°C a causa dell'aria condizionata a manetta, che qui è vissuta come una fatalità: quando sali sul bus fa freddo, è come andare in montagna, tant'è che ci sono coperte disponibili su ogni sedile. Tutti si imbacuccano e dopo qualche ora è il festival dello starnuto e della tosse e qualche assolo di scatarrata. Il mio vicino purtroppo non mette la mano sulla bocca e sono costretto proprio a dargli le spalle per sfuggire ai suoi sputazzi. Non contento mette la musica a tutto volume sul suo cellulare, per fare la colonna sonora del viaggio. L'unico del bus ce lo dovevamo beccare noi :D Quando arriviamo a Bagan il bus si ferma alla stazione a 7 km dal centro, i locali possono proseguire con una navetta, mentre noi siamo discriminati e obbligati a prendere un taxi. I tassisti si sfregano le mani e sparano prezzi improponibili. Dopo essere riusciti a negoziare un prezzo meno peggio ci dirigiamo verso un'auto, carichiamo gli zaini e ci sediamo dietro. Arriva un tipo che mi impedisce di chiudere la portiera e dice che non possiamo andare in centro se non gli compriamo seduta stante i biglietti relativamente cari per la zona archeologica di Bagan. Il tassista conferma, ma i modi e i toni loschi fanno comunque squillare una sirena di allarme, scendiamo dal taxi e recuperiamo i bagagli, se necessario faremo i 7 km a piedi! Passiamo al banco di una società di bus e chiediamo a una ragazza conferma del fatto di non essere obbligati a comprare dei biglietti al primo venuto per avere il diritto di andare in centro. Pare che la mettiamo un po' in difficoltà con la nostra domanda, sembra essere ancora abbastanza sensibile al fatto che la condotta dei suoi vicini sia scorretta ma al tempo stesso dopotutto siamo turisti e quindi ci un po' ci sta. Se il Myanmar diventerà così ovunque una volta che il turismo si sarà consolidato sono contento di visitarlo adesso! Per fortuna durante il nostro soggiorno non conosceremo situazioni peggiori di questa. Gironzoliamo un po' attorno alla stazione e uno dei tassisti di prima si avvicina proponendo un prezzo più basso rispetto a quanto facesse quando era insieme al branco. Accettiamo ma sottolineiamo che quel prezzo non include l'obbligo di comprare i biglietti con lui. Tutt'a un tratto si innervosisce, non sa se accettare. Jade gli ricorda che siamo gli ultimi turisti della giornata, prendere o lasciare. A malavoglia accetta, quello che in realtà sono un sacco di soldi in confronto alla corsa di taxi che abbiamo fatto stamane col tassista a Yangon, che è venuto a prenderci, ha affrontato del traffico e percorso molto più di 7 km! Arriviamo in hotel, alla fine ce l'abbiamo fatta! Per stasera rimaniamo un po' sul chi vive, poi scopriremo che in realtà qui sono persone fidate che ci faciliteranno enormemente la visita della pianura tappezzata di templi. Il giorno dopo piove, e capita a pennello perché mi sono venute febbre e cagarella! Siccome veniamo dalla Cambogia, dove siamo stati a lungo in zona malarica, è meglio farsi controllare, per fortuna c'è una clinica dove parlano inglese e quelli dell'hotel mi organizzano un taxi per andarci. L'ipotesi malaria è scongiurata, subisco solo le conseguenze di uno dei tanti esperimenti culinari. Qualche giorno di riso bianco mi rimettono in sesto. Siamo pronti ad armarci di e-bike (scooter elettrico) e andare a esplorare la vasta distesa con le sue migliaia di templi per la prossima settimana! La maggior parte dei turisti resta solo qualche giorno, e si dedica soprattutto alla ricerca delle terrazze dei templi ancora aperte per godersi il tramonto e ancora di più l'alba con il volo di una ventina di mongolfiere. Fino a poco tempo fa le terrazze erano quasi tutte aperte, ma in uno spirito di conservazione le autorità le stanno chiudendo. E noi siamo arrivati proprio in corrispondenza di un ultimo giro di vite, templi in passato celeberrimi per le loro fantastiche viste sono stati recentissimamente tramutati in fortezze impenetrabili con tanto di inferriate e cumuli di arbusti spinosi. Tutti usano l'applicazione maps.me per trovare i belvedere accessibili, ma ci capita più volte di andare a controllare dei templi che erano segnalati come accessibili giusto un mese fa per trovarci una porta nuova di zecca a sbarrarne l'accesso. La prima sera proviamo a ammirare il tramonto da un tempietto insieme a un'altra decina di turisti e un monaco, ma arriva la polizia per sloggiarci! Per fortuna non abbiamo scavalcato niente né c'erano cartelli che dicevano di non salire, quindi gli basta che scendiamo, ma abbiamo sentito storie di gente che si è fatta addirittura arrestare. Dobbiamo cercare altrove, e poco a poco troveremo dei punti di vista che permettono di apprezzare l'alba più o meno vicino alle mongolfiere. Le viste sono sempre stupende e ci motivano a metterci in sella alle 5 e 30 del mattino tutti i giorni, sfidando il freddo umido mattutino. Purtroppo c'è sempre almeno un turista che deve rovinare l'esperienza a tutti gli altri, dal cinese che urla, al tedesco che si appollaia sopra le nostre teste rischiando non solo di rovinare il tempio, ma anche di scivolare e portarci di sotto con lui. A volte mi capita di approfittare di più guardando le foto a posteriori rispetto a quando ero presente... Un'altra figura fastidiosa è quella dei carabinieri del calzino: venditori di souvenir che fanno i giri delle terrazze dei templi per verificare che tutti, ma proprio tutti, siano scalzi, senza scarpe E senza calze. In teoria effettivamente si deve entrare scalzi, peccato che nessuno pulisca, e a seconda del tempio per terra può fare proprio schifo tra merda di piccioni e pipistrelli! Io e i dogmi religiosi non andiamo d'accordo, mai... Oltre alla sensazione di giocare alla caccia al tesoro un po' misto a guardie e ladri, siamo contenti di avere anche tempo sufficiente ad approfittare della grande diversità dei templi con calma. Sono stati costruiti su 3 secoli con diversi stili e hanno subito diversi terremoti e restauri. Quando gli affreschi sono ancora presenti possono essere davvero stupendi. Andare a visitarli significa andare a zonzo percorrendo stradine bianche tra paesaggi campestri, incontrando di tanto in tanto pastori con vacche o capre. La sensazione di indipendenza data dallo scooter è molto gradevole. Per dire che è LA località turistica del paese insieme al lago Inle ogni tanto sembriamo gli unici data l'immensità del sito. Ci fanno spesso sorridere i venditori presenti a ogni fermata: "wanna see my paintings?", "i wanna sell you something", "wanna climb?". Completiamo la routine andando sempre a mangiare in due bar popolari dove si radunano un mucchio di uomini a fumare e bere tè. I camerieri sono simpatici e sono contenti di rivederci tutti i giorni. Per non parlare del nostro hotel, dove allo scadere di una settimana di soggiorno mi regalano un longyi, il pareo tradizionale per ringraziarmi della long stay. Malgrado un inizio un po' turbolento, Bagan è stata una tappa iconica del nostro viaggio!