Giorno 10 – Marijuana e precipizi

Tatopani (1130 mslm) -Dana (1446 mslm) - 7 km & 211 m di dislivello positivo

Dana-Ghasa in bus

Ci incamminiamo da Tatopani raggiungendo dopo poco il popoloso e autentico villaggio di Narcheng, gli altri centri dovevano somigliare a questo prima del turismo. Nemmeno un lodge, solo stradine che serpeggiano tra le case. È abbastanza grande da costringerci a cercare per un po' la direzione da seguire, ma non è per niente sgradevole perdersi un po' qui. Ritrovato il cammino seguiamo un sentiero arido intervallato da petraie, con bei lucertoloni dalle zampe blu-viola. Un'altra particolarità sono le piante di marijuana che crescono come erbacce autoctone tra le pietre, vicino ai recinti, lungo il cammino. In inglese effettivamente la chiamano weed (erbaccia), non poteva calzare meglio. A un certo punto, seguendo il cammino lungo un fianco della montagna, ci troviamo di fronte a una ruspa che sta scavando una nuova strada con un martello pneumatico, attaccando la parete. Il nostro cammino scompare proprio di fronte alla ruspa, in un ripido pendio che termina nel fiume. Oh-oh… Restiamo un po' lì frustrati dalla possibilità di dover tornare indietro fino al prossimo ponte per proseguire lungo la strada dall'altro lato del fiume. Il tipo nella ruspa ci vede e dà due o tre colpi col picco ricreando un mini sentiero, alcune delle pietre che muove si gettano nel fiume sottostante e mi chiedo se non è la fine che faremo provando ad attraversare questo lembo di sassi che ha appena posato lì davanti a noi. Per fortuna tiene e siamo dall'altro lato! Raggiungiamo Dana e aspettiamo un bus per andare a Ghasa, il cammino che le separa è sulla strada e pare non sia neanche tanto bello. Classificherei questa corsa come la più angosciante che abbiamo mai fatto. L'autista è serio ma la strada è orribile, alla nostra destra un precipizio che scende nel fiume molto molto più sotto. Sulla nostra sinistra troviamo spesso grosse rocce che sono franate dal pendio sovrastante. A guardare bene non ci sono valide ragioni che impediscano alla strada stessa di franare di sotto da un momento all'altro. Il momento peggiore è quando sorpassiamo una ruspa che si è fermata per lasciarci passare. L'autista sfrutta fino all'ultimo centimetro di strada sull'orlo del dirupo, ma siamo sicuri che la strada tenga? Le nostre facce a disagio divertono alcuni locali. Quando scendiamo un po' miracolati a Ghasa mi congratulo con l'autista. 

Giorno 11 – Passeggiata intorno a Ghasa 8,4 km

Il meteo prevedeva pioggia tutto il giorno e avevamo quindi deciso di fare una giornata di riposo a Ghasa. Al mattino però era solo un po' coperto e abbiamo deciso di tentarci un giretto tornando verso la parte che abbiamo percorso in bus. Se la maggior parte del panorama tra Dana e Ghasa non era molto interessante, all'avvicinarsi di Ghasa era diventato molto bello. Attraversiamo il ponte sospeso sopra il Kali Gandaki e torniamo indietro, trovando alcuni punti in cui il cammino è crollato nel fiume. Incrociamo dei bimbi che ci chiedono delle caramelle come al solito, stavolta però sentiamo che sono le madri stesse che li esortano a chiedere! Divertente pensare che al contrario in Europa insegnamo di non accettare caramelle dagli sconosciuti!

Giorno 12 – Vento e pinete

Ghasa (2013 mslm)-Kalopani (2530 mslm) - 9,2 km & 490 m di dislivello positivo.

Il meteo prevedeva solleone e aveva ragione, non ci aveva detto però che il prezzo da pagare era un ventaccio. Oggi il sentiero è discontinuo e segue parallelamente la strada polverosa attraversando delle pinete, offrendo viste incredibili sulle montagne che circondano la vallata. Troviamo l'accesso alla prima parte del sentiero ma addentrandoci scopriamo che una frana lo ha interrotto. Riscendiamo e proseguiamo sulla strada. Quando incontriamo gente dall'altro senso ci dicono che non hanno trovato il sentiero e hanno seguito la strada. Continuiamo fino a trovare l'accesso alla seconda parte del sentiero. Anche qui non è così semplice ritrovarsi. Questa sezione era già nota per essere confusa, ma le frane e i cammini delle vacche l'hanno resa ancora più difficile! I via vai per trovare il cammino nel sottobosco sulle salite ripide con lo zaino ci stancano un bel po'. Alla fine imbocchiamo la strada giusta, non incrociamo nessuno e il sentiero sembra un po' in disuso, con alcuni alberi caduti che intralciano il cammino. All’altro sbocco del sentiero capiamo perché non abbiamo visto nessuno venire nell'altro senso (che è il normale senso di percorrenza), l'inizio del sentiero è stato dissimulato da una grossa frana. L’intera vallata che ci circonda presenta segni di enorme dissesto geologico. Per fortuna la sezione mancante non è così grande e recuperiamo la strada scivolando sulle chiappe. Da qui in poi arrivare a Kalopani è una tranquilla passeggiata in pineta. Kalopani ha un’ottima vista con da un lato il Daulagiri e dall'altro l'Annapurna I. Tramonto sull'Annapurna I con le sue rocce striate.

Giorno 13 – Sulle orme delle vacche

Kalopani (2530 mslm)-Tukuche (2590 mslm) - 13 km & 175 m di dislivello positivo.

Lasciando Kalopani dopo un'alba sul Daulagiri ci incamminiamo e attraversiamo il fiume per passare sulla sponda a est. La vallata si allarga moltissimo, da un lato abbiamo il massiccio del Daulagiri e dall’altro quello del Nilgiri che fanno continuamente capolino oltre i cipressi e i pini che circondano il sentiero. Giornata chiarissima! Arrivando verso il villaggio di Sauru usciamo dalla pineta e il sentiero è sul letto del fiume in secca, che ormai è diventato una gigantesca distesa di ciotoli e sabbia. Sauru è desolato ma molto tipico, con un'atmosfera da far west. Abbiamo incontrato degli italiani che vengono da Tukuche che ci confermano che poco prima di Tukuche troveremo un ponticello di fortuna che ci permetterà di attraversare il fiume svariati km prima del ponte ufficiale. Per evitare di mancarlo anziché seguire il cammino stiamo sul lungofiume, seguendo le tracce delle vacche che sanno benissimo dove andare! Eccolo lì, c'è proprio una vacca che lo sta attraversando adesso! Arriviamo a Tukuche, abbiamo percorso pochi km eppure non ha niente a che vedere con gli altri villaggi che abbiamo visto! È un villaggio buddista, e appena entriamo troviamo un lungo muro che alberga moltissimi molini da preghiera. Subito dopo ci sono tre grandi cumuli squadrati di pietra (degli stupa tibetani, anche chiamati chortens), sopra i quali sono ammassate delle pietre scolpite tipo stele con dei mantra ripetuti all'infinito. Le pietre hanno diverse forme e colori ma sono soprattutto lastre di ardesia. Attorno, delle grandi case di pietra con finestre interamente in legno scolpito testimoniano l'importanza di questo centro commerciale in passato. Sulla strada principale del vecchio Tukuche tutte le case in stile thakali espongono sui tetti una quantità impressionante di legna da ardere. Siamo in primavera, non oso immaginare quanta ne abbiano a inizio inverno! Le strade pullulano di vacche e tori in libertà, non siamo molto tranquilli ogni volta che dobbiamo sfiorarne uno per passare. Nella periferia, muretti di pietre sorgono ravvicinati letteralmente ovunque, forse per difendere dal vento i meli che rendono famosa questa zona. Speriamo di trovare una torta di mele, perché oggi è il compleanno di Jade! Troviamo alloggio in una casa tipicissima di qui che si dice anche panetteria, speriamo che ne abbiano! Sì! Possiamo festeggiare come si deve! La casa thakali è molto bella ma le porte sono minuscole e neanche la mia piccola statura mi salva dal prendermi un'architrave sulla testa. Ahia. Serata a parlare con una svizzera che lavora per una ong che finanzia la scolarizzazione di bimbi poveri qui in zona.

Giorno 14 – Meli e cipressi

Tukuche (2590 mslm)-Marpha (2667 mslm) via Chimang - 9,5 km & 200 m di dislivello positivo.

Appena lasciato Tukuche ci ritroviamo sulla strada, un ventaccio ci sputa sabbia in faccia fino a che non attraversiamo il fiume su un ponte sospeso e siamo un po' più al riparo. Andare fino a Marpha è vicino ma tutti ci hanno consigliato di fare deviazione verso il bellissimo villaggio di Chimang. Per raggiungerlo prendiamo una salita in una bella foresta di cipressi, ogni volta che ci giriamo abbiamo una vista sulla vallata e sul Daulagiri. Attorno al villaggio ci sono dei cipressi immensi, incredibili! Il centro è formato da due viuzze. Iniziamo a visitare il perimetro esterno, costituito da recinti di pietra con dentro delle belle vacche dalle corna storte e spesso spaiate. La gente è simpatica e dopo averci squadrato mentre facciamo su e giù si preoccupa che non siamo persi. Ma no, stiamo solo ammirando! Riscendiamo nella vallata attraverso un sentiero ripido con vista sui campi di meli e albicocchi che iniziano a fiorire. Continuiamo non lontano dal fiume e a Chhairo passiamo vicino a un campo di rifugiati tibetani. Riattraversato il fiume siamo sulla strada polverosa verso Marpha. Sulla nostra sinistra delle strane formazioni argillose che non somigliano a nulla che abbiamo già visto sul circuito. Le pinete sono sparite e restano solo dei cipressi sparsi. L'atmosfera è arida e stranamente mediterranea, vicino ai campi di meli ci sono addirittura piccole vigne e un olivo! Lo stile architettonico Thak Khola di Marpha somiglia un po' a Tukuche con le case bianche e la legna sui tetti. La cittadina sorge sul fianco di una collina per proteggersi dal vento quasi onnipresente. Dall'alto del tetto del lodge osserviamo la strana cittadina come fosse in 2 dimensioni. Le case sono impilate una sopra l'altra sul lato della collina. I tetti in terra collegati tra loro da scale scolpite nei tronchi. Il nostro sguardo può spingersi all'interno delle case come fossero sezionate, la vita quotidiana si svolge pubblicamente sulle terrazze. 

Giorno 15 – Salita a Old Marpha

Il personale dell'hotel Paradise dove stiamo è molto simpatico, i prezzi bassi e la torta di mele buonissima! Vale la pena stare due notti per mettersi all'ingrasso tra crumble e curry con carne di capra. Siamo rimasti con l'idea di riposarci e per oggi fare solo un giretto in Marpha vecchia. In realtà scopriremo che si trova a ben 3 km e 330 m più in alto del centro attuale. Sul cammino passiamo a vedere un murale religioso triangolare di colore bianco e ocra che è stato dipinto sul lato della montagna, e che è visibile da tutto il paesino. Proprio davanti vi hanno costruito 5 piccole chortens quadrate dipinte con colori diversi. Proseguiamo verso Marpha vecchia e incrociamo Judith, la donna svizzera che abbiamo conosciuto a Tukuche che viene nell'altro senso. Visto che il sole picchia e il cammino da fare è ancora lunghetto è così gentile da lasciarci un brik di succo di frutta. Mentre saliamo abbiamo accesso a una vista sempre più estesa sulle montagne circostanti. Marpha vecchia è proprio piccola, costituita da 5 casupole e soprattutto da dei campi di meli, piantati su un improbabile altipiano che termina in un dirupo. Mi chiedo se il resto di Marpha vecchia non sia precipitato di sotto… Sopra Marpha vecchia c'è un piccolo colle con un altro chorten bello rosso che si staglia davanti alle montagne, andiamo a vedere. Sopra il chorten c'è una salita ripida che potrebbe offrirci una vista ancora migliore, decidiamo di salire su. Qui dovremmo essere sui 3100m di altitudine e lo sforzo ci regala un bel fiatone. Ma la vista è più o meno la stessa, ci abbiamo solo guadagnato qualcosa in acclimatazione! La sera approfittiamo della buona connessione per aggiornare il blog, prendiamo un tè con Judith e scambiamo un po' con dei volontari che sono qui da un bel po'.

Giorno 16 – Stanchezza

Marpha (2667 mslm)-Thini via Chhairo, monastero Nyingma e Dumbha Lake 11km e 274m di dislivello su e giù.

Usciamo presto per sperare di vedere l'alba sulla città, che in realtà si è ben nascosta dietro le montagne e il sole sbuca più tardi. La luce è comunque bella. Torniamo in hotel per fare la colazione da campioni con patate, uova e crumble alla mela. Oggi ci aspetta una giornatona di sali e scendi. Proviamo a trovare invano un ponte di legno per attraversare il fiume senza ripassare per Chhairo. Di ponti provvisori neanche l'ombra, torniamo quindi a Chhairo attraversando i campi vicino al fiume. Il sentiero sale regalandoci delle belle viste della vallata e delle montagne circostanti. Discesa per attraversare un fiume secondario e risalita fino al monastero Nyingma. Da qui riscendiamo di nuovo passando affianco al Dumbha lake per risalire ancora fino a Thini. Si è levato un ventaccio, cerchiamo di che dormire qui per approfittare l'indomani delle belle viste che circondano questo paesino.

Giorno 17 – Giretto a Thini e discesa a Jomson

5 km & 128 m di dislivello positivo e negativo.

Facciamo un giro a Thini e dintorni, scopriamo delle corna murate nei tetti di alcune case, con un disegno di testa di animale di colore rosso su bianco. Saliamo alla cava del leopardo delle nevi e a un altro belvedere vicino di nome Gharap-Zhong, prima di incamminarci verso Jomson vecchio per cercare un alloggio.

Giorno 18 – Riposo

Giornata tranquilla, facciamo un giretto a Jomson e ne approfittiamo per ritirare dei soldi, e fare una bella merenda con dei fagottini alla mela.

Giorno 19 – No lodges

Jomson (2713 mslm)-Kagbeni (2740 mslm) via Phaiyak & Dhagarjung - 14 km & circa 800 m di dislivello positivo e negativo.

Ci svegliamo presto per raggiungere Kagbeni attraverso un sentiero che evita la strada polverosa ma include la traversata di un passo a 800 m sopra di noi. Iniziamo la scalata seguendo una strada bianca per scaldarci, fino ad attaccare il sentiero vero e proprio che è più lineare ma anche ripido e ricoperto da una ghiaia scivolosa. Arriviamo senza troppi intoppi ma con un bel fiatone al passo. La migliore vista che abbiamo avuto finora! Siamo circondati da montagne di colori e forme diversi in ogni direzione! In più abbiamo molta fortuna col vento che è quasi assente, mentre questo passo è noto per le burrasche. Iniziamo la discesa verso Dhagarjung, un piccolo paesino molto particolare con gli infissi delle finestre dipinti. Phaiyak è a due passi da Dhagarjung, vorremmo dormire qui perché è molto tipico, o almeno mangiare perché abbiamo troppa fame! Ma dopo aver fatto su e giù e chiesto in giro scopriamo la dura realtà: non hanno né un ristorante né lodge (ce n’è uno ma è chiuso). Ciò significa che dobbiamo proseguire fino a Kagbeni per dormire. Inutile dire che siamo già stanchi. Per fortuna un bel cagnolino color miele ci ha adottato e ci segue ovunque scodinzolando e mordicchiando i nostri bastoni. Arriviamo a Kagbeni per trovare un “hotel” che fa sembrare lussuoso il lodge che avevamo trovato a Panchase. La stanza è gratis se mangi qui, ma dopo la camminata avremmo preferito una vera doccia calda e una stanza più insonorizzata rispetto alle assi di legno che separano le stanze. La cucina però è buona e a buon mercato e proviamo alcuni piatti tipici tibetani, incluso del pane al vapore e del tè al burro salato.

Giorno 20 – Un assaggio di Mustang

Passeggiata a Tiri e dintorni a partire da Kagbeni – 12km & 284m di dislivello positivo e negativo.

Notte difficile dovuta ai proprietari stessi del lodge che dormono a un muro di assi di legno di distanza da noi. Chiacchierano un bel po' senza moderare il tono prima di addormentarsi e hanno una bimba gremlin che urla troppo spesso e volentieri anche durante la notte. Al mattino decidiamo di cambiare anche se solo un'opzione abbastanza cara ci accetta mentre le altre ci rifiutano. La minuscola Kagbeni in questi giorni è presa d'assalto da migliaia di induisti nepalesi e indiani che accorrono qui in occasione della puja, e tutti gli altri lodge rifiutano i turisti riservando le stanze per i pellegrini. Dopo aver traslocato attraversiamo il fiume osservando gli induisti che si rasano la testa e si lavano nell'acqua sacra. Camminiamo in direzione di Tiri, unico villaggio della regione Mustang accessibile legalmente senza acquistare un permesso speciale. Dopo aver attraversato il villaggio, continuiamo qualche km lungo il bel paesaggio desertico circondato da montagne. Siccome lo stomaco brontola da un po', torniamo a Tiri per mangiare un buon dal bhat. C'è un cartello che indica la strada per un ristorante, ma quando ci arriviamo di fronte la porta è chiusa, siamo raggiunti dalla proprietaria un po' ansimante che abbiamo incrociato mentre lavava i piatti in piazza. La preparazione dura una buona oretta ma il risultato è buono. Il vento si è levato e tornare verso Kagbeni non è molto gradevole. Rientriamo dal lato più antico della città e visitiamo un po'. Un po' deludente rispetto a quanto sia vantata e in confronto con altri villaggi che abbiamo visto. Mister Viagra scaccia spiriti col suo pirillo di legno dritto è una vista insolita, e nei molini a preghiere è ammassata anche qualche ammonite fossile insieme alle solite pietre. Al nuovo hotel ci riposiamo organizzando le foto di viaggio, si riempie di pellegrini nepalesi e all'ora di cena i camerieri ci fanno sentire ancora una volta come clienti di serie B: Jade è costretta ad andare a cercare il suo piatto in cucina dopo una lunga attesa fastidiosa mentre i nepalesi sono serviti e riveriti.

Giorno 21 – Avvoltoi

Circuito intorno a Kagbeni via Phalyak e lago Chhokam – 20 km & 1061 m di dislivello positivo e negativo.

Per il mio compleanno avremmo voluto dedicare questa giornata semplicemente a un circuito intorno a Kagbeni. Ma la nostra saga dei lodge a Kagbeni non è ancora finita! Mentre stiamo partendo per la camminata felici e contenti diciamo alla tipa dell'hotel che vogliamo stare un'altra notte, al che ci dice che non è possibile perché ha un gruppo che dovrebbe venire. Ci dice che deve controllare il registro ma non controlla niente, insomma ci vuole fuori. Nei minuti in cui pensiamo a cosa fare la sentiamo chiedere in modo cordiale a un altro tipo se intende tornare o meno stanotte per tenergli una stanza. Siamo di serie B ancora una volta. Rifacciamo gli zaini in fretta e furia e proviamo a trovare un altro lodge, sperando di non trovarci di fronte a un muro di no dovuto ai pellegrini che intasano le strade. Un lodge ci propone una stanza a 300 se mangiamo qui, accettiamo e proviamo subito a ordinare la colazione qui, ma la tipa che dovrebbe cucinarla è la stessa che ci sta preparando la stanza. Quando la stanza è pronta e abbiamo posato le nostre cose, ci dice che sua madre ci ha ripensato e ne vuole 500 perché c'è molta domanda e sa che siamo mezzo disperati. Siamo davvero stanchi e non ho più voglia di cercare, le dico va bene, ma che anche io ci ho ripensato e non voglio più fare la nostra colazione da 800 qui. Le faccio notare che +200 -800 fa -600 per lei e ci sta perdendo, ma la matematica non è il loro forte. Andiamo quindi altrove a cercare qualcosa da sgranocchiare, in una panetteria una signora insiste per farci prendere del crumble alla mela che si rivela molto antico al sapore. Le dico “the crumble is old" “cold?” “No, OLD". Mi dice che è fresh e le sbuffo in faccia. I LOVE NEPAL… Quando partiamo per la nostra passeggiata sono solo le 8 del mattino e stranamente le mie palle girano a mille. Buon compleanno! :D Il destino ci fa incrociare sulla via per Phaiyak dei grandi avvoltoi che approfittano di una carcassa, preferisco questi pennuti agli avvoltoi che abbiamo lasciato a Kagbeni. A Phaiyak rifacciamo un giretto tra le donne con tipici vestiti tibetani che pregano tenendo il ritmo col loro molino a preghiere portatile, dei bimbi mendicano dei dolcetti come al solito. Ho anche imparato a dire che non ne ho in nepalese! Fuori Phaiyak incontriamo dei cavalli che lottano tra loro più o meno sul serio, tutti incazzati oggi. Inizia la scalata vera e propria, la rabbia immagazzinata funge da buon propellente e abbiamo un ottimo ritmo. Giunti al passo a 3900 m ci siamo sfogati! Da qui inizia la discesa all'inizio lungo un sentiero ben visibile, ma dopo un po' sorgono molte opzioni e la situazione diventa complessa. I solchi lasciati delle capre ricoprono la collina e il nostro sentiero è lì in mezzo. Non ci resta che fare come le capre. Dopo qualche saliscendi riusciamo a ritrovare il cammino e attraversiamo una bella vallata con dei cavalli e dei giochi di luce creati dalle nubi. Ultimo tratto rientrando a Kagbeni sferzati da un vento potentissimo. All'hotel non c'è acqua, dopo averli spronati un bel po' riescono a fornirci mooolto lentamente un secchio con dell'acqua calda per lavarci. Notiamo con sollievo che la puja è finita, Kagbeni è stata abbandonata dai pellegrini.