Giorno 22 – Nuovi paesaggi

Kagbeni (2810 mslm) - Jhong (3575 mslm) via Putak - 10 km 753 m di dislivello positivo

Siamo abbastanza contenti di lasciarci Kagbeni alle spalle e passare ad altro. La ragazza dell'hotel riesce a prepararci la colazione in una sola ora di tempo. Ci incamminiamo lungo un sentiero chiaro e desertico, ogni tanto scorgiamo dei pezzetti di fossili tra le pietre. Il panorama cambia e ammiriamo nuove montagne e il passo Thorong La in lontananza. Attraversiamo il bel villaggio di Putak. Avvicinandoci a Jhong vediamo sulla destra un’impressionante linea di bandiere fissate sulla cresta di una montagna, il vento che le sventola con forza. Jhong stesso è molto tipico e religioso, oltre al monastero ci sono molte chortens sulla stradina principale, e delle mini-chortens sul tetto di ogni casa, oltre alle immancabili bandiere. C'è un solo hotel molto spartano ma per una notte andrà bene. Facciamo un giro nel villaggio dopo aver mangiato un bel dal bhat. Mentre usciamo dall'hotel la ragazza che lavora qui ha paura che stiamo scappando senza pagare il conto e ci fa “halo!?” un po' preoccupata. Purtroppo non capisce una mazza di inglese e non capisce nemmeno i segni che le facciamo per dirle che stiamo solo facendo un giro nei dintorni. Un occhio più attento del suo vedrebbe che non abbiamo gli zaini con noi. Dopo alcuni tentativi di comunicazione andati a vuoto decidiamo di ignorarla e proseguire per la nostra passeggiata, la sentiamo chiamare con angoscia la proprietaria dell'hotel “Didi! Stanno scappando!”. Esilarante. Il villaggio è piccolo ma pieno di scene di vita quotidiana esotiche. Delle signore si scaldano davanti a una strana stufa, una ragazza usa il suo telaio per tessere la sua gonna. Siamo attirati dal suono di tamburi. Una fila di uomini procede suonando e cantando fino a uno spiazzo. Tra una battuta e l'altra iniziano a armare degli archi e in poco tempo inizia una cerimonia che sembra basata intorno a una competizione di tiro con l'arco. Alcune donne vestite con tessuti colorati portano degli strani copricapi costituiti da una striscia di lana rossa su cui sono cucite grosse pietre verdi-blu e altri gioielli metallici. Ogni tanto servono delle bevande, probabilmente alcoliche ai tiratori. Ogni volta che un tiratore tocca il bersaglio, un altro gli mette un rametto di pino o ginepro dietro al collo. Restiamo un po' a guardare, alcuni ci sorridono mentre altri ci guardano un po' all'erta. Decidiamo di non fare foto, dopo tutto sono armati! Il nostro lodge è proprio affianco alla “piazza” del villaggio, dalla finestra osserviamo gruppi di donne e uomini che si alternano per chiaccherare e scherzare, e i pastori che rientrano dal pascolo a fine giornata con centinaia di capre. Dopo cena andiamo in stanza, ma scopriamo che quella affianco alla nostra è occupata. Purtroppo il muro non tocca il tetto e le due stanze comunicano luce, rumore del cellulare del tipo ma soprattutto la sua puzza incredibile! Traslochiamo in una stanza vuota dall'altro lato dell'edificio…

Giorno 23 – Pellegrini

Jhong (3575 mslm) - Jharkot (3550 mslm) via Chongur & Ranipawa 5,4 km & 170 m di dislivello positivo e negativo.

Visita di Jharkot, Muktinath (3800 mslm) e Putak 7 km & 270 m di dislivello positivo e negativo.

Ultimo giretto a Jhong prima di partire. Passiamo attraverso il paesino di Chongur con le case colorate a strisce verticali ocra, nere e rosse. In poco tempo raggiungiamo Ranipawa, paese di accesso ai templi di Muktinath. Le stradine sono invase dai pellegrini indiani scortati a cavallo avanti e indietro dai templi, essendo saliti in jeep si ritrovano a 3800 m senza alcuna acclimatazione. Iniziamo la ricerca di un lodge ma sembra un déjà vu di Kagbeni, scappiamo da questa cattiva vibrazione e ci spingiamo fino a Jharkot. Qui siamo ricompensati trovando posto all'hotel Himal, pulito, con decorazioni tipiche buddiste e tibetane, cibo eccellente a prezzi accessibili e personale che ha voglia di scambiare! Dopo un grosso dal bhat, esploriamo il paesello e risaliamo a Ranipawa per visitare questi templi tanto adorati. Sarà l'altitudine, la digestione o la fatica accumulata ma mi sento uno straccio. Tornando giù passiamo da un altro sentiero che passa in mezzo ai campi con viste molto belle. Serata a scambiare con 3 altri turisti ma soprattutto con la famiglia del lodge, che è la prima che si mostra ben disposta e che non ci tratta solo come clienti, ma anche come persone. Evviva!

Giorno 24 – Raksi

Oggi fa bello ma decidiamo di riposarci nel bel giardino del lodge, ne approfittiamo giusto per fare il bucato. C'è anche un canadese simpatico, Kevin, che viaggia lentamente come noi e scambiamo 4 chiacchere. La sera provo la bevanda alcolica locale, il raksi. Il proprietario mi riempie sempre il bicchiere insieme al suo e a quello di Kevin, l'atmosfera si fa allegra! Dormo come un bimbo

Giorno 25 – Passo Muya La

Jharkot (3550 mslm) - Muya La (4180 mslm) via Jhong andata e ritorno - 20 km e 880 m dislivello positivo e negativo.

Dopo un buon fagottino fritto alla mela per colazione, andiamo a vedere il panorama a partire dal passo Muya la qui in zona. È il proprietario del lodge che ce lo ha consigliato, credo che stiamo entrando nella zona dell'upper mustang, ma siccome quasi nessuno fa questo sentiero non c'è nessuno che controlla che abbiamo i permessi. Per andarci bisogna ripassare da Jhong, peccato che non l'abbiamo saputo quando eravamo alloggiati lì perché ci aggiunge qualche km di saliscendi. Dopo Jhong saliamo su un sentiero scosceso e pietroso fino ad arrivare ad un mucchio di pietre coronato da un bandiera multicolore e da un teschio di ariete dalle corna impressionanti. La vista da qui non è male ma per il vero belvedere bisogna salire ancora un bel po' fino a delle antenne in cima alla montagna. Raggiungiamo i 4180 m e la salita è ripida, fiatone! Ne valeva la pena però, scattiamo foto a destra e a manca. Dei nuvoloni minacciosi si stanno dirigendo verso di noi, è ora di scendere. Dall'apice troviamo il cammino ufficiale, di cui avevamo mancato l'inizio in corrispondenza del mucchio di sassi. La vista dal cammino sul ritorno è molto bella, peccato per le nuvole e che stiamo quasi correndo perché ha iniziato a nevicare! Magari se facciamo il circuito nel senso convenzionale ci rifermeremo a Jharkot per rifare questa passeggiata. Seconda serata raksi in compagnia del proprietario!

Giorno 26 – Verso Lupra

Jharkot (3550 mslm) – Lupra (2970 mslm) - 9 km 310 m di dislivello positivo e 835 m di dislivello negativo.

Mentre lasciamo Jharkot pago il conto e il proprietario Palgen mi vuole offrire il raksi, accetto ma gli lascio una bella mancia con complimenti per tutto. Sulla strada per Lupra incrociamo quello che forse è il nostro primo yak, o forse solo una vacca particolarmente pelosa. Vicino troviamo una casetta bianca che protegge le impronte di un guru scolpite nella pietra. Inizia la salita e raggiungiamo un bel belvedere centrale alla vallata. La discesa è abbastanza dura e malgrado il bel panorama dobbiamo soprattutto guardare dove mettere i piedi. Arrivati a Lupra inizia un muro di roccia verticale, impressionante per la sua stazza ma anche per i segni di onde scolpiti dal tempo, forse era un antico fondo oceanico! A parte la gompa della setta Bon non vediamo nulla di così particolare nel villaggio. 

Giorno 27 – Ventaccio

Lupra (2970 mslm) – Marpha (2670 mslm) – 14 km 335m di dislivello negativo.

Da Lupra saliscendi prima di ritrovare la strada principale con belle viste sulla vallata. A Jomson piccola pausa dolcetto verso mezzogiorno. Proseguiamo verso Marpha dal lato est del fiume cercando di evitare la strada, purtroppo sembrerebbe che delle frane hanno fatto sparire un ponte che ci sarebbe molto utile. Ci ritroviamo a dover guadare un bel torrente, ne usciamo asciutti dopo qualche tentativo! Attraversiamo una vallata piena di cavallini mentre un vento sferza con forza. Troviamo un altro ponte sospeso che ci fa tornare sulla strada a 2 km da Marpha, quasi decolliamo mentre lo attraversiamo. Il vento è orribile, bruciano gli occhi e sentiamo della sabbia tra i denti. A poca distanza dall'arrivo una folata mi strappa il cappello di dosso e lo butta nel fiume… Torniamo all'hotel Paradise che era vuoto qualche settimana fa ed è strapieno adesso, la stagione turistica è arrivata! Jade si rende conto che il suo coprizaino è stato spazzato via dal vento insieme a una sciarpa e a una felpa che ci aveva sistemato all'interno. Dovremmo sapere più o meno dov'è successo, domani andremo a vedere se lo ritroviamo.

Giorno 28 – Caccia al tesoro

Al mattino presto prima che il vento riappaia andiamo a cercare il coprizaino, per fortuna lo troviamo rapidamente poco dopo il ponte sospeso, e il suo prezioso contenuto è ancora lì! Al rientro ne approfittiamo per fare il bucato. Resto della giornata con torte di mele e aggiornamento del blog.

Giorno 29 – In bus

Marpha (2670 mslm) – Tatopani (1190 mslm) in bus

Prendiamo un bus verso le 8 meno qualcosa per riscendere giù a Tatopani, in teoria in 3 ore. Il tragitto è movimentato e pieno di sobbalzi. Mezzora di pausa colazione. Verso metà ci ritroviamo in panne a causa di… mancanza di carburante! Fantastico. Lo staff del bus fabbrica degli imbuti con delle bottiglie di plastica e si fa lasciare un bidone di diesel da chissà chi. Si riparte ma siamo di nuovo fermi per mezzora causa pausa pranzo a pochi km dall’arrivo. Una signora coi suoi 3 bimbi aspetta nel bus insieme a noi, fa finta di sentirsi male lagnandosi esageratamente per far sapere a tutti quanto sta soffrendo. Quando parla al telefono con qualcuno i suoi gemiti spariscono miracolosamente. Ripartiamo e a un km dall'arrivo siamo di nuovo fermi dietro una fila di macchine. Scendo per vedere e scopro che stanno lavorando sulla strada per liberarla da delle pietre. A piedi però dovrebbe essere possibile passare. Torno sul bus da Jade e con gli zaini in spalla raggiungiamo finalmente Tatopani verso le 12 e 30. Fa caldo e tutto è più verde, le piantine di erba sono cresciute un bel po'. Incontriamo degli italiani simpatici e ricompro un cappello per sostituire quello che il vento mi ha strappato due giorni fa.