L'arrivo al tempio

Partiamo da Paraty di mattina con un bus diretto a Cunha. Dato che non abbiamo avuto nessuna conferma del nostro periodo di volontariato da parte del tempio, durante il tragitto non posso fare a meno di chiedermi se stiamo facendo un viaggio a vuoto o meno. Salendo in altitudine il paesaggio si fa incredibilmente montano, addirittura con aghifoglie, una vera e propria rarità qui. Delle farfalle giganti ci ricordano che siamo in zona tropicale. Arriviamo in orario ma alla stazione (tranquillissima) il nostro tassista non c'è. Aspetta e aspetta decidiamo di chiedere a un bar se conoscono il nostro autista. Fortunatamente sì, e accettano di chiamarlo col loro cellulare. Non ci sono problemi, è solo in ritardo. Siamo in Brasile dopo tutto! Con solo un'ora di ritardo e senza alcuna scusa, partiamo in direzione del tempio lungo una strada sterrata. L'autista compensa in simpatia e ci parla un po' della zona. La strada presenta alcuni punti delicati in cui si può restare impantanati, ma il taxista ha il piede giusto e tutto scorre liscio. Arriviamo finalmente alla comunità, e quando scendiamo dalla macchina c'è qualcuno che ci aspetta! Almeno quello... Il benvenuto comprende una serie di regole della comunità da non infrangere e una stanzetta per me e Jade con un letto matrimoniale dal materasso un po' (molto) sfondato. Il posto è davvero bellissimo, una vallata verde con casette di legno qua e là. È domenica e i residenti sono occupati ad alcune attività a cui i volontari non sono invitati, o semplicemente nelle loro case. Passiamo un pomeriggio molto divertente con tante risate coi nostri nuovi colleghi volontari: un francese che vuole parlare solo inglese, due inglesi che parlano solo inglese e dall'umore molto british, un danese tatuato e piercingherato e una brasiliana di Sao Paulo. Scopriremo mano a mano che hanno tutti percorsi molto particolari e interessanti.


Il programma giornaliero

Il primo giorno scopriamo che tipo di lavori ci possono capitare: rastrellare foglie anche se sono poche; distribuire sabbia sulla superficie di alcuni giardinetti piazzati giusto su una collinetta scoscesa, che tende ad allagarsi ogni pomeriggio quando piove lavando via la sabbia messa qualche ora prima; aiutare in cucina; diserbare e spalare letame nei giardini etc. Almeno è vario! Si lavora dalle 8 alle 12, si mangia tutti insieme residenti, studenti e volontari, si pulisce la cucina dopo pranzo (soprattutto i volontari), e il pomeriggio siamo liberi di fare quello che ci pare. Ci sono alcune attività opzionali proposte anche ai volontari: meditazione alle 5, calisthenics alle 6, lettura alle 15 e yoga alle 17. Nel corso del nostro soggiorno andremo solo due volte allo yoga... E non solo per una questione di pigrizia. Qualche ricerca sul cammino spirituale intrapreso dalla comunità ci mette un po' in guardia. Fino a qualche anno fa la loro bibbia era il libro "Un corso in miracoli", poi, pare convinti dal loro guru, hanno deciso di seguire gli insegnamenti di Adi Da, un brillante e carismatico pazzo furioso. Pare che con la scusa di inculcare la mortificazione dell'ego inculasse un bel po' i suoi seguaci. Ma vi lascio fare la ricerca Google per conto vostro. La meditazione e la lettura sono incentrate sui suoi insegnamenti, e includono l'ascolto di alcuni suoi audio. Non è esattamente ciò che cerchiamo per progredire. Il calisthenics invece è davvero troppo presto, e lo yoga un po' troppo veloce e sbrigativo per i nostri gusti. Faremo i nostri allenamenti di yoga per conto nostro ogni pomeriggio.


Il cibo

La comunità segue una dieta incompleta e malsana senza zucchero, senza sale, bevendo acqua semi distillata (l'acqua dev'essere il più "pura" possibile), e costituita da verdure crude, con il divieto di cucinare qualsiasi cosa eccetto riso (il che esclude pane, patate e leguminose e altre verdure che necessitano di essere cotte). La base della loro alimentazione è costituita da un frullato di verdure verdi (foglie di cavolo, o erbe, o sedano basta che sia verde) con frutta (ananas o arancia...) e tanto miele per compensare il fatto di non mangiare abbastanza zuccheri e carboidrati. Secondo loro questa dovrebbe somigliare alla dieta di un gorilla (ma quando mai!?), animale preso chissà perché come esempio per l'alimentazione umana. A pranzo anche noi volontari mangiamo un'insalatona con del riso, ma possiamo comunque aggiungere sale e ci preparano un po' di fagioli. A cena invece cuciniamo nella guesthouse dei piatti vegetariani (la carne non è fornita) anche se abbiamo diritto a pane, burro, uova, pasta e altri alimenti vietati al resto della comunità. Dovremmo sopravvivere ai nostri dieci giorni di permanenza qui :D


La comunità e il guru

Nessuno ci ha mai detto apertamente che il guru di questa comunità decide unilateralmente ogni regola che vige qui, ma pare che in molti siano scontenti della dieta, che fino a qualche anno fa non presentava alcun vincolo. Non pare quindi che ci sia stata una votazione per questa scelta. È palese comunque che il tipo, un americano di New York dai capelli lunghi e grigi, non partecipi mai ai lavori della comunità. Si sposta nella proprietà solo e rigorosamente in moto, capelli al vento, quale che sia la distanza da percorrere: mezzo km? Moto. 100 m? Ancora moto. Inoltre convive con 4 giovani donne che guarda caso sono le più carine della comunità. Assistiamo a un episodio che mostra il suo ruolo cardinale all'interno del gruppo: venerdì sera si balla alle 19. Tutti sono invitati, pure noi. Arriviamo in orario, nessuno parla, man mano che arrivano, tutti si siedono sui cuscini per la meditazione senza fiatare. Dopo un quarto d'ora in silenzio arriva lui (in moto), che essendo Dio non ha probabilmente bisogno di meditare o pregare. Si mette al centro della sala in piedi e iniziano le danze, senza alcuna transizione una playlist anni 80 esce dagli altoparlanti. I fedelissimi accolgono la musica entusiasti, ballando e urlando wohoo! La serata continua per un'oretta, e osserviamo che tutti seguono la sua maniera di ballare: se si ferma facendo pose strane con le mani tipo le imaginette dei santi tutti gli altri si fermano per percepire la sua energia; quando smette e inizia a fare la scimmia (sì, davvero) gli altri si lasciano andare copiando le mosse e così via. A un certo punto la musica finisce, e lui dice ok, vi voglio bene ragazzi, ciao a tutti, e se ne va (in moto). Tutti gli altri restano in sala, i fedelissimi si prostrano, non si sa bene se verso un Dio o verso l'aura che resta di lui... È l'unica volta che lo vedremo per così tanto tempo. Alcuni giorni dopo farà irruzione nella nostra guesthouse, aprirà il frigo, prenderà delle uova e se ne andrà senza dire una parola di fronte a uno dei nostri colleghi volontari. Forse lui le può mangiare. Bo.


L'ayahuasca

Vicino al tempio c'è una comunità Santo Daime che pratica cerimonie comprendenti canti e assunzione di ayahuasca, un miscuglio di due piante dagli effetti psichedelici. Pare che è un'esperienza atroce o fantastica a seconda della persona, ma che comprende sempre un'esperienza di morte e rinascita, e che può fornire alcune risposte. Alcuni dei nostri colleghi volontari sono molto interessati a parteciparvi. Salta fuori che molti residenti del tempio non solo l'hanno già fatto, ma continuano pure ad andarci di quando in quando. Una persona in particolare viene a parlarci della cerimonia e mette in contatto i volontari con la comunità Santo Daime. Domenica è il giorno prescelto, andranno tutti tranne me, Jade e Daniel, che non ci sentiamo di farlo solo perché è possibile. Pur rispettando la scelta degli altri, non siamo pronti all'idea di questa esperienza, e non abbiamo domande particolari da sottoporre a mamma ayahuasca. Gli altri volontari invece hanno per la maggior parte già provato sostanze psichedeliche e hanno una forte volontà di continuare su questa via per scoprire di più su sé stessi. Passeremo una gradevole giornata disegnando mandala con Dan, facendo yoga e prepareremo la cena per i nostri colleghi. Quando torneranno verso le 21 troveranno una cena coi fiocchi per rimettersi dall'esperienza, che richiede di essere a digiuno prima dell'assunzione, e Dan come supporto psicologico per gestire i postumi. Sono tutti d'accordo che Jade e io diventeremo degli eccellenti mamma e papà sempre pronti a rifocillare i nostri figli quando rientreranno stanchi e troppo strafatti per farsi da mangiare. Ognuno ha vissuto cose diverse, ma pare che la cerimonia Santo Daime sia sembrata troppo lunga e strutturata un po' a tutti. Molti dicono che lo rifaranno ma con uno sciamano, che lascia la persona molto più libera di fare ciò di cui ha voglia sotto l'effetto della sostanza, e all'aperto anziché in una chiesa.


Lo scambio

Se potessi tornare indietro rifarei questa esperienza. Pur essendo criticabile da molti punti di vista, la comunità si è mostrata accogliente nei nostri confronti e nessuno ci ha spinto a diventare come loro. Il fatto di non condividere le loro scelte e il loro scarso senso critico mi ha fatto lavorare molto sulla mia tolleranza riguardo ai modi di vita diversi dal mio. Se lo scambio con la comunità è stato minimo (anche a causa della nostra poca partecipazione alle loro attività al di là del lavoro), lo scambio con gli altri volontari è stato profondo e caratterizzato dal buon umore, e conoscere i loro trascorsi tutto fuorché banali ci ha arricchito molto. Chissà se i nostri cammini si incroceranno di nuovo...